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domenica 14 aprile 2019

Vincoli



Sono cresciuta in una casa piena di libri, con familiari che leggevano parecchio e mi sono accostata alla letteratura forse troppo presto, capendo magari in parte o per nulla quello che leggevo, soffermandomi sulle trame e i dettagli che più colpivano la mia immaginazione di adolescente. Poi la vita ha fatto il resto, impegnandomi in mansioni varie e tanti libri non sono mai stati riletti quando avrei potuto disporre di maggiori strumenti per capirli. Così è stato per la letteratura americana e adesso mi trovo sguarnita di paragoni nell'approcciare un autore che apparentano a Faulkner e io vedo invece più vicino a Steinbeck e Hemingway, fermi restando i limiti di cui sopra.
In ogni caso, la lettura di Vincoli, di Kent Haruf è travolgente, guidata da una voce narrante che sembra rivolgersi proprio a noi (come e più de Il grande Gatsby) in un tono amichevole, accorato, ammiccante o straziato dai ricordi, a seconda dei momenti della storia. Ė il primo libro dell'autore e, come gli altri che sono seguiti, è ambientato nei pressi della cittadina di Holt, in Colorado, situata solo nella fantasia dell'autore, mentre altri riferimenti hanno una verità anche geografica, per esempio Glenwood Springs, Aspen.
Il pater familias, Roy, negli anni Venti arriva dall'Iowa  con la sua esile e giovane moglie, sulla traccia di volantini stampati e diffusi dal governo che parlavano di una terra promessa (si veda appunto Furore).  Invece trova una campagna «sabbiosa e arida e perlopiù piatta, con qualche bassa collina di sabbia che si perdeva a NordEst, verso la regione del Nebraska Panhandle. Praticamente non c'erano alberi». 
Ad Ada, la moglie, il posto risulterà sempre estraneo, fino alla morte, e rimpiangerà ogni momento la sua terra d'origine. Roy è duro, assoluto nelle sue decisioni, implacabile e non faccio spoiler rivelando che seminerà grano e infelicità per tutta la sua lunga vita. La vita di questa famiglia intreccia il suo destino con quella della famiglia  vicina, solo un chilometro di strada sterrata li separa, e così, tra nascite, disgrazie e una rara partenza, si snoda attraverso i decenni, la guerra e il dopoguerra. Il racconto comincia dalla fine, potrebbe sembrare un giallo, ma scordiamo presto il finale, riportati come siamo al prima e, soprattutto, al come e al perché.
Se siamo pronti a immergerci in un mondo in cui la natura governa con le sue leggi il duro lavoro nei campi, in cui la corteccia sembra rivestire anche certie persone e se siamo altrettanto pronti ad accettare la malasorte che sembra accanirsi sui personaggi, allora Vincoli è la lettura per noi. Tuttavia non è una vicenda triste, è solo molto umana, iperrealistica, con squarci di generosità e ottimismo sorprendenti.
Edith è indimenticabile per la sua dedizione alla famiglia e l'incapacità di sottrarsi alla disciplina degli affetti.  La voglio ricordare mentre prepara la sua torta di zucca, e guida il trattore e vola in macchina tirando tardi, per una volta. Ma ogni personaggio di questa storia si farà accettare, se non amare, anche soltanto per come viene descritto.

Vincoli. Alle origini di Holt, Kent Haruf (The Tie That Binds, 1984), traduz. di Fabio Cremonesi, Enne Enne Editore, 2018.






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