Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

giovedì 30 agosto 2018

Clara Sereni





Clara Sereni non scriverà più, se n'è andata dopo una lunga malattia. È stata una scrittrice importante del Novecento, impegnata politicamente da sempre, anche per i diritti dei disabili, una voce e una penna rispettosa, lontana dal circo mediatico.
Mi sento quasi in colpa perché il suo Via Ripetta 155 non mi aveva entusiasmata, ma solo perché non reggeva, a mio parere, il confronto con gli altri suoi libri precedenti.
A partire da quel Casalinghitudine, che mi ha accompagnata come un taccuino nel comporre la mia storia giovanile tra desiderio e urgenza, volontà di realizzazione e disciplina del dovere. Un libro sui generis, per il tempo in cui fu scritto, racchiude e intreccia tre racconti: la vicenda familiare, l'avventura politica e la quotidianità ritmata dalla preparazione del cibo,  con ricette della memoria e dell'amicizia. 

La scoperta della saga familiare de Il gioco dei regni, subito amato come già Lessico familiare di Natalia Ginzburg e poi quella chicca di Manicomio primavera, con il ricamo dei sentimenti  in donne apparentemente uguali, però diverse e isolate ciascuna nella sua pena.
E,  ancora, Passami il sale, in cui racconta la sua esperienza di vicesindaco di una cittadina nel cuore dell'Italia. Come in altri suoi libri, la politica è strettamente intrecciata con la vita quotidiana, a simbolizzare un impegno che non finisce mai, tra i bilanci del Comune e i pasti quotidiani in  una scommessa di resistenza alla realtà e ai propri ideali.
Invece, di Una storia chiusa, ho scritto in termini riduttivi, forse perché letto nel momento in cui vivevo una "storia" analoga con mia madre. Il dolore e il senso di impotenza rispetto i problemi che pone la vecchiaia non favorirono una lettura serena.  Lo riprendo in mano ora e colgo un impianto interessante, con un coté personale che allora mi lasciò dubbiosa e oggi capisco alla luce della sua malattia e della necessità di cure. Infatti era di quei giorni la notizia che Clara Sereni si ritirava a vivere in un soggiorno per anziani e chiedeva la cortesia di non fare illazioni e commenti. Nel libro si racconta appunto di una magistrata che sceglie di abitare in una struttura dello stesso tipo per sfuggire alla rappresaglia seguita a una sua inchiesta giudiziaria. La vita in quella dimensione la porta vicino all'universo dei vecchi, con le loro malattie, smemoratezze e  fragilità, tema abbastanza trascurato dalla narrativa.
Questa autrice ha scelto di raccontare anche il buio, l'indicibile, ma sempre con grazia, nei racconti di Eppure, vicende che precipitano per caso, necessità o errore e solo talvolta si scorge un barlume di speranza.
Clara Sereni era nata, come mio fratello,  nel 1946, anno fresco di guerra e macerie, che ha avviato una generazione feconda di idee e attivismo.  Per capire appieno quegli anni e gli anni che seguirono, non si può prescindere dalle pagine che ci ha lasciato.

Via Ripetta 155, Giunti, 2015.
Casalinghitudine, Einaudi, 1987.
Il gioco dei regni, Giunti, 1993.
manicomio primavera, Giunti, 1989.
Passami il sale, Rizzoli, 2002.
Una storia chiusa, Rizzoli, 2012.
Eppure, Feltrinelli, 1995.
ho citato anche:
Lessico famigliare, Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi Editore, 1963.













sabato 25 agosto 2018

La ragazza con la Leica






Leggere La ragazza con la Leica non è piacevole e può risultare anche arduo. L'autrice, Helena Janeczek ha voluto proporre la storia di Gerda Taro, al secolo Gerda Pohorylles (1911 - 1937), secondo la memoria degli amici, veri o presunti, che, a diverso titolo, le sono stati vicino e l'hanno amata. Tuttavia, il contesto  geografico di provenienza dei personaggi, e quello storico in cui si muovono, ampiamente descritti, nello svolgersi dei destini individuali,  le scelte politiche, di necessità e affettive compiute, compone un affresco del periodo tra le due guerre alquanto involuto. E quello che manca, in questo coro prevalentemente maschile di amici e amanti, mi dispiace sottolinearlo, è proprio la voce di Gerda. Capisco la scelta dell'autrice, però non l'approvo, e romanzando per romanzare, avrei preferito cogliere il piglio di questa giovane donna, anticonformista e tuttavia rimasta a lungo nell'ombra del più celebre Robert Capa, suo compagno per un periodo della vita, al cui nome viene legata. Gerda si innamora di Endre Friedman,  comunista ed ebreo, e nasce quel fortunato sodalizio che li porta alla notorietà come studio Capa-Taro, marchio  inventato da loro due per "americanizzare" lo  studio fotografico e poter accedere a importanti commesse di lavoro. Persino la fine del loro rapporto non impedisce a Capa di utilizzare le foto di Gerda, anche dopo la sua morte, fino a creare notevoli dubbi sulle rispettive attribuzioni.

Che spreco, l'appiattimento sulla figura di uno dei suoi compagni, per una donna giovane, vitale, determinata e bella come Gerda, che arriva a Parigi, lei nativa di Stoccarda, di famiglia  ebrea polacca, con una buona conoscenza del francese, un particolare savoir faire e  l'indipendenza economica. Nel variegato gruppo di esuli che frequenta, infatti:

«È l'unica tra loro arrivata a Parigi con un mestiere in tasca, si era tenuta a galla con la macchina da scrivere. Finché le sue dita ormai lievemente incallite nei polpastrelli (ma forse Gerda esagerava) non avevano abbracciato il corpo compatto di una macchina fotografica» (pag.37).

Il  rapporto con Capa è funestato dall'atteggiamento libertino di lui, e mentre questi segue a Parigi i rapporti con le loro agenzie,  Gerda parte per la Spagna dove realizza il suo importante reportage nella battaglia di Brunete, vicino a Madrid, luglio 1937. Proprio al ritorno dal fronte rimane vittima di un incidente, su cui non è mai stata fatta piena chiarezza. Muore a ventisette anni e il suo corpo è trasportato a Parigi,  compianta da una folla enorme e sepolta al Père Lachaise. 
Francamente mi aspettavo di più da questo libro. Ormai  la vita e le fotografie di Gerda sono oggetto di studio da un po' di tempo, e mi pare riduttivo vederla ricordare soltanto come «quella ragazza» che ama «scherzare e flirtare anche con gli altri» (pag.327), quasi a descriverla fosse uno sguardo maschile.
L'autrice, Helena Janeczek, anche lei di origini ebreo-polacche, scrive in italiano e con questo libro  ha vinto i premi Strega e Bancarella 2018. Il suo lodevole sforzo di documentazione non ha però prodotto, a mio parere, la magia di catturare l'essenza della figura  di Gerda Taro che rimane una fotografia sbiadita, soffocata nel vorticoso succedersi di storie a incastro del romanzo.

La ragazza con la Leica, Helena Janeczek, Guanda, 2017.

pubblicato su



venerdì 24 agosto 2018

Sono ancora la Pippi

Care lettrici e lettori, oggi vi presento due libri, siete pronti?


LA CASA SULL'ALBERO DI 13 PIANI
E voi vi chiederete subito: ma è l'albero che ha 13 piani o la casa?
Eh, non posso dirvi tutto, dovrete leggere il libro per scoprirlo.
Intanto vi do qualche anticipazione. Ci sono due ragazzi che vivono in questa strana casa, Terry e Andy. Strana proprio tanto 'sta casa perché c'è di tutto, e non dimenticate che si trova su un albero! C'è una piscina con gli squali, una sala giochi, una pista da bowling, un laboratorio segreto, una quantità incredibile di stanze, in un posto così può succedere di tutto. Un giorno il signor Nasone, il "capo" di Terry e Andy, telefona per richiedere un libro per l'indomani mattina. Ora, Terry disegna la storia, Andy scrive il testo e...
Naturalmente per conoscere il finale, bisogna leggere.
A chi potrebbe piacere questo libro? Mah, direi ai ragazzi e alle ragazze che hanno il pallino per le invenzioni e le trovate divertenti.

Ecco un'altra proposta

Questo libro è davvero appassionante, ci sono due gemelli (terribili!) di nome Lot e Max. Lot vorrebbe fare l'attrice, da grande, e già adesso sa fingere di piangere con lacrime vere. Invece Max ama i giochi di prestigio e conosce un sacco di trucchi. Insieme mettono alla prova la pazienza della mamma e delle sue amiche, aggiungete il fatto che questa mamma è ossessionata da germi, batteri e tutte le parole che finiscono con "otto". Il loro papà lavora in un'azienda che produce lozioni per la crescita dei capelli, con il dottor Provetta, famoso per i suoi esperimenti. 
I due gemelli si impadroniscono di una fialetta che trasforma qualsiasi animale in...cane, ne segue un bel guaio e dite che i gemelli riusciranno a cavarsela?

Buona lettura!

La casa sull'albero, Andy Griffiths, Terry Denton, traduz. di M. Salvi, Salani, 2018.
I gemelli terribili, Jouza Douglas, E. Hees, traduz. di L. Pignatti, Il Castoro, 2016.