In questi giorni di forzato confino domestico non è raro dedicarsi alle riletture e, a me, è sempre gradito riprendere in mano testi letti nella prima giovinezza in pubblicazioni ridotte e illustrate, rivisitandoli con un occhio da terzo millennio e, finalmente, in edizione integrale. Ebbene, ne può nascere un innamoramento come nel caso ddi Middlemarch, dell'inglese George Eliot (1819 - 1878) dalla cui penna è uscito il più famoso Il mulino sulla Floss.
Approcciare un tomo di ottocentoventicinque pagine con
una scrittura densa, un registro medio alto, citazioni dotte che richiedono il
ricorso alle note, e poi descrizioni puntualissime di luoghi e persone, può far
esitare. Tuttavia questo spaccato di provincia
si rivela uno studio profondo di persone e pensieri e, dopo poche
pagine, non pare di trovarsi
nell'Ottocento inglese e campagnolo, tanto le emozioni e i caratteri sono
universali e senza tempo.
In questo romanzo alcuni giovani si muovono, secondo le
convenzioni del tempo, per trovare il loro posto nel mondo, si innamorano, si sposano,
cercano un lavoro, o un modo per trascorrere il tempo, o per impiegare il loro
patrimonio, circondati da adulti che vogliono indirizzarli, o piegarne gli
slanci con il favore delle tradizioni. Sebbene rigidamente divisa in classi,
quella società vede anche in azione
spiriti liberi e idealisti come Dorothea e Tertius, entrambi votati a cause non
comuni, il supremo bene caritatevole per l'una e la speculazione scientifica
per l'altro, poi entrambi coinvolti in matrimoni deludenti, con un prezzo
elevato da pagare in termini di adattamento e tristezza. Ci sono anche giovani
più convenzionali e dotate di spirito pratico, come Mary e Celia, che vedono
con chiarezza quale sia il loro futuro e si adagiano nel ruolo di figlie, mogli e madri. E donne
frivole ed egocentriche come Rosamond, che riesce a piegare alla sua volontà
persino il desiderio di ricerca del
marito. Giovani gentiluomini sfaccendati e dediti al gioco come Fred, spudorati
lestofanti come Raffles, ambigue figure come Bulstrode, che vivono sul confine
sottile tra crimine e legalità. Buoni curati e signore dedite al pettegolezzo,
baronetti che vanno a caccia e imprenditori sempre in crisi economica, una
classe benestante e molto osservante dei crismi religiosi, decisa ad
allontanare da sé chi non rientra negli schemi dettati da rango e censo. Si va
a piedi a Middlemarch e, chi se lo può permettere, in calesse o carrozza, ma
sta arrivando la ferrovia, con il vento nuovo del progresso che costringe a
confrontarsi con le novità e dividere i poderi.
Su tutto, la narratrice onnisciente Mary Ann Evans,
celata dietro l'eponimo George Eliot, imbastisce una trama fitta di avvenimenti
e sviluppa un discorso profondo sulla scienza medica, sul ruolo e la
preparazione dei medici, il modo di prescrivere le ricette e somministrare i
farmaci, e la possibilità di arginare e curare le malattie contagiose. Ne
raccomanderei la lettura a chi ha prestato il giuramento di Ippocrate, ma anche
a chi, come me, pensa che la medicina odierna sia ancora impastoiata tra
artigianato e sciamanesimo, la lettura può risultare persino divertente grazie
alle non rare perle d'ironia.
L'autrice aveva cinquantanove
anni quando scrisse questo romanzo, che
riposò sugli allori dei precedenti e fu subito acclamato quale suo capolavoro.
Virginia Woolf ne tesseva le lodi da par suo dicendo che i libri di Eliot «ci
regalano un banchetto abbondante» e «le sue simpatie sono per la gente comune e
agiscono con la massima felicità quando indugiano sull'ordito domestico di
gioie e dolori. [...] Il flusso di umorismo che ella versa così spontaneamente
dentro una figura, una scena dopo l'altra, finché non è fatto rivivere l'intero
tessuto dell'antica Inghilterra rurale, ha molto in comune con un processo
naturale che lascia ben poco spazio alla critica. Accettiamo, sentiamo quel
delizioso calore e quella libera emanazione di spirito che soltanto i grandi
scrittori creativi ci procurano. [...] ella raccoglie nella sua ampia stretta
un grosso mazzo degli elementi principali della natura umana e li raggruppa
senza rigidità, con un intelletto tollerante e sano che, come si scopre alla
rilettura, non soltanto ha mantenuto le sue figure fresche e libere, ma ha
conferito loro una presa inattesa sul nostro riso e sulle nostre lacrime».
In particolare, delle eroine di Eliot sottolinea che
«cercano la loro meta nella cultura, nei compiti quotidiani della femminilità
[...] non trovano quello che cercano» perché «l'antica consapevolezza della donna, carica
di sofferenze e di sensibilità, e per tante epoche muta, sembra in loro aver
colmato il recipiente e quindi essere traboccata». Così come fu per George Eliot poiché «il fardello e la complessità dello
stato femminile non bastarono: lei dovette sporgersi oltre l'asilo e cogliere
per sé gli strani coloriti frutti dell'arte e del sapere».
La penna ammirata di Virginia Woolf ci guida
nell'apprezzamento di questa autrice dimenticata e di questo romanzo e anche
Antonia Byatt ci aiuta a rilevare, per esempio, che non c'è alcun "risarcimento" nella storia in
quanto i personaggi non vengono compensati dalle loro sofferenze con un
matrimonio felice o una cospicua ricchezza, perché Middlemarch è sì un romanzo pieno di passioni, ma non è romantico.
Ognuno tragga quello che vuole dalla lettura, a me piace
concludere con le parole che la stessa
Eliot usa per chiudere la sua opera:
Il
suo spirito delicato, tuttavia, ebbe le sue delicate espressioni, anche se
queste non furono granché visibili. [...] Ma l'effetto della sua esistenza su coloro che la circondarono si
diffuse in misura incalcolabile: perché il bene crescente del mondo in parte
dipende da azioni prive di storia; e il fatto che per me e per voi le cose non
vadano così male come sarebbe stato possibile, è per metà merito di coloro che
condussero fedelmente un'esistenza nascosta e riposano in tombe neglette.
Middlemarch,
George Eliot (traduz. di Mario Manzari), BUR Rizzoli, 2008.
Le citazioni di Antonia
Susan Byatt sono tratte dall'introduzione al libro di cui sopra.
Le citazioni di Wirginia Woolf sono tratte da The Common Reader: First Series, The
Hogarth Press, 1925, contenute nel volume Voltando pagina. Saggi 1904 - 1941,
a cura di Liliana Rampello, ilSaggiatore, 2011.
già pubblicato su:
https://cartesensibili.wordpress.com/2020/04/28/lauradeilibri-laura-bertolotti-middlemarch/
già pubblicato su:
https://cartesensibili.wordpress.com/2020/04/28/lauradeilibri-laura-bertolotti-middlemarch/