Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

martedì 14 aprile 2015

L'amica geniale




Vorrei parlare di Elena Ferrante senza farmi condizionare dalle polemiche su questo pseudonimo, se possibile.

Che sia un lui o una lei, che sia di Napoli o di un altrove imprecisato, moglie di Domenico Starnone o single, non me ne cruccio.

Mi conforta la postilla di Umberto Eco del 1983 al suo impagabile Il nome della rosa: "L'autore dovrebbe morire dopo aver scritto. Per non disturbare il cammino del testo". Un po' esagerato ma efficace per sottolineare la centralità del testo rispetto il protagonismo autoriale.

Per testo intendo la quadrilogia de L'amica geniale, non le opere precedenti e, per una visione critica dell'intera produzione ferrantiana, rimando invece al saggio esaustivo di Viviana Scarinci.
Preferisco qui lanciare suggestioni di lettura di quelle malcontate milleseicentotrenta pagine che sono state pubblicate dal 2011 al 2014, con cadenza annuale e svizzera, per usare uno stereotipo, tale da nutrire un pubblico sempre più vasto e fidelizzato.
Se, come me, dubitate dei grandi successi da Top ten, fiutando magari la furba operazione editoriale, non conoscete ancora questa saga che assomiglia davvero tanto a una serie televisiva, con tutti gli ingredienti di intreccio e trama più accattivanti.
Ebbene, accostatela e ne sarete presi.
Io sono capitolata davanti a un regalo graditissimo, accompagnato da una dedica affettuosa che mi ha fatto rompere tutti gli indugi, il resto l'ha fatto la scrittura di Ferrante, inaspettatamente meritevole.
Rimarrete intrappolati in una storia di amicizia, tra Lila Cerullo ed Elena Greco, quest'ultima è la voce narrante che cala nella realtà del romanzo e, nel contempo, confonde continuamente i pani di verosimiglianza e fantasia. Una trappola che farà spostare appuntamenti per indugiare nella lettura e appesantirà lenostre borse per farci portare appresso il libro, onde poter leggere nei momenti liberi, in viaggio, in attesa...
Scoprirete un'amicizia, nata nell'infanzia, che avvicina e allontana Lila ed Elena nel corso dei decenni, fatta di gesti così generosi da stamparsi nella nostra memoria e di crudeltà neanche troppo sottili. Penso a quando Lila, di nascosto dal personale ospedaliero, veglia la madre di Elena, perché l'amica non può muoversi da casa, avendo appena partorito. Ma ricordo anche con fastidio il successo di Elena, dovuto alla sottrazione del manoscritto di Lila. Come dimenticare poi lo sgarbo della bambola gettata in cantina? Un atto simbolico e forte che siglerà l'inizio e la fine della storia. Un'amicizia, e una narrazione,  che attraversa geograficamente il nostro Paese, da Napoli, a Roma, a Torino e tocca i temi della dignitosa povertà datata anni Cinquanta, la vita nella periferia squallida, che agli occhi bambini è però un mondo quasi magico. E poi il Sessantotto, che sbaraglia gli schemi di aggregazione sociale, facendo immaginare un'improbabile solidarietà di classe, accompagnato dalla deriva terroristica da cui si salvano unicamente i più abbienti e cautelati e lascia nudi e soli i proletari  idealisti.
A mio parere, fa tutto parte del gioco ferrantiano di costruire una trama solida, ancorata alla realtà e anche alla cronaca, citando personaggi reali e immaginari ma muovendoli con sapienza burattinaia, nel filo della tradizione romance, dove i cattivi sono sempre tali, e i buoni anche.
Vi ricordate Achille ed Ettore? Ci si ritrova a parteggiare per Lila o Elena, dove Lila, la geniale, viene dipinta come la strana e persino la cattiva ed Elena, quella che subisce le angherie dell'amica, è la brava e studiosa. Per me, le attribuzioni sono da ribaltare. Anzi, se esistesse un fun club di Lila, ne farei parte perché la trovo un'amica fantastica, che vorrei aver incontrato.
In queste pagine c'è anche tanto amore mal diretto, non corrisposto, eppure tenace, a dispetto della ragione e della cultura di chi ama assurdamente e soffre. C'è prepotenza, malavita sempre più organizzata, sopraffazione dei più deboli. C'è l'aurora della coscienza femminista, negli anni Settanta, nemmeno identificata come tale, apparentata più alla libertà di vestirsi, fumare, disporre del proprio corpo e condividere il tempo con chi si vuole.
Un'amicizia che percorre tutta la vita, uno scenario accuratamente descritto e un coro di personaggi indimenticabili. Una saga non solo familiare, un affresco in cui perderci e/o rispecchiarsi.
Un feuilleton? Sì, anche, ma non dimentichiamo che ne scrissero anche Dumas, Dickens, Balzac, Flaubert, gli insospettabili Dostoevskij e Joyce, per tacere di altri grandi,  e consideriamo le loro opere dei classici.

L'amica geniale, Volume primo, Elena Ferrante, e/o, 2011.
Storia del nuovo cognome, L'amica geniale Volume secondo, Elena Ferrante, e/o, 2012.
Storia di chi fugge e di chi resta, L'amica geniale Volume terzo, Elena Ferrante, e/o, 2013.
Storia della bambina perduta, L'amica geniale Volume quarto, Elena Ferrante, e/o, 2014.
Elena Ferrante, Viviana Scarinci, Doppiozero, 2014.