Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

mercoledì 24 aprile 2013

De senectute



Anziani, vecchi, terza età. 
Qualche indecisione sul termine da attribuire agli over sixty/seventy/eighty si avvertiva già prima che una nuova categoria linguistica si aggiungesse: i/le rottamabili. Si inferisce che qualcuno dovrebbe agire in qualità di rottamatore/trice e qualcuno potrebbe subire nella veste di rottamato/a. 
A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge il nutrito gruppo dei baby boomer: quella generazione nata fra il 1945 e il 1965, adesso esodata o in area pensione o non ancora abbastanza attempata da accedervi, soprattutto con un'aspettativa di vita tale da far vacillare il già traballante welfare nazionale.
Sarebbe, almeno in Occidente, una "generazione privilegiata (...) cresciuta in un'epoca di prosperità, di aumento dei servizi pubblici e di miglioramento dell'istruzione". Una generazione che avrebbe "voluto il cielo" ed è stata segnata dalla politica - leggi sessantotto - ma ha segnato, a sua volta, tutte le istituzioni, in primo luogo la famiglia, cambiandone le regole. Ora, ormai vecchia, continua a sperimentare stili di vita alternativi. Ne parla Federico Rampini nel suo agile pamphlet e presenta interessanti paragoni tra la situazione nel nostro paese e quella degli USA, come l'espulsione dal lavoro di migliaia di cinquantenni per risolvere crisi aziendali.

 Una marcata attenzione di genere nel libro di Loredana Lipperini.  L'autrice sottolinea che la percezione devastante della parola vecchiaia sia da mettersi in relazione con il culto sfrenato della giovinezza: "la mia età non è terza a nessuno". Le stesse definizioni di vecchiaia e giovinezza sono sfumate e si colgono solo nelle punte estreme di intolleranza reciproca.

Norberto Bobbio, con l'understatment che gli era proprio, nel suo De senectute, rimette in ordine le categorie temporali. "La soglia della vecchiaia, in questi ultimi anni, (attenzione, lo scriveva nel 1996!) si è spostata di circa un ventennio (...) il sessantenne è vecchio solo in senso burocratico" perché "la vecchiaia non burocratica ma fisiologica comincia quando ci si approssima agli ottanta (...) nulla però prova la novità del fenomeno meglio che il constatare la mancanza di una parola per designarlo". Così avanzano i forestierismi agés/très agés. La vecchiaia, sempre secondo Bobbio, è soprattutto "un grande e irrisolto, difficile da risolvere, problema sociale, non solo perché è aumentato il numero dei vecchi, ma anche perché è aumentato il numero degli anni che si vivono da vecchi".
"Il mondo dei vecchi, di tutti i vecchi, è in modo più o meno intenso il mondo della memoria (...) la dimensione in cui vive il vecchio è il passato". Poi, con una pennellata autobiografica, Bobbio aggiunge: " Ho la vecchiaia melanconica, intesa la malinconia come la consapevolezza del non aver raggiunto e del non più raggiungibile".

Uno sguardo sulla vecchiaia degli altri e sui sentimenti che suscita si trova ne Il diario di Jane Somers dove la giornalista cinquantenne Janna incontra per caso una vecchia strega. Scrive proprio così Doris Lessing, per aggiungere subito dopo "Una donnina minuscola, curva, con un naso che scendeva a incontrare il mento, vestiti pesanti e polverosi, neri e qualcosa di non troppo dissimile da una cuffia vittoriana in testa (...) Occhi azzurri bellicosi (...) ma c'era qualcosa di meravigliosamente dolce nel suo sguardo".
Le due donne si piacciono per qualche strano motivo e intrecciano un legame basato sulla fiducia e sulla generosità ed entrambe ricevono più di quanto donano. La più giovane adatta il suo passo a quello incerto di Mrs Maudie Fowler, in gioventù creativa modista, adesso povera e sola. Tuttavia Janna stenta a farsi coinvolgere completamente in questo rapporto, infatti mantiene una certa distanza che provoca dolore in Maudie, a cui la vita non ha regalato nulla. Nel romanzo c'è tutta la mestizia, la solitudine più o meno derisa, le manie dei vecchi e le  fragilità che sono costretti ad esporre, nei loro corpi deformati dal dolore, quando vengono ospedalizzati. Corpi lontani anche dal ricordo di quel che sono stati decenni addietro. E c'è anche l'orgogliosa tenacia con cui si sottraggono allo sguardo, spesso giudicante, degli operatori sociali.
Pubblicato nel 1983 in Gran Bretagna, The diary of a good neighbour (Il diario di una buona vicina) con lo pseudonimo di Jane Somers, il libro fu ignorato dalla critica, benché Lessing fosse già un'affermata scrittrice. L'esperimento venne svelato l'anno seguente e il romanzo conobbe il meritato successo. In Italia fu pubblicato da Feltrinelli nel 1986 con la bella traduzione di Marisa Caramella.
E' un libro straordinariamente attuale, commovente e indimenticabile che ricorda quanto la vecchiaia disturbi, annoi, impegni nel lavoro di cura e costringa ad interrogarsi sul senso della vita.

Vecchi - anziani ancora decisi a vivere secondo le loro abitudini si incontrano invece nel delizioso E poi, Paulette... Simpatici e scorbutici vecchietti scoprono il piacere e l'utilità di abitare insieme, aiutandosi nella condivisione delle spese, senza disdegnare l'aiuto pratico di qualche giovane, nativo digitale, perché no? Così gli estremi dell'esistenza si incontrano e si riallaccia il filo del dialogo e "tutto ciò che avrebbe potuto essere un problema sul piano organizzativo" si rivela infine "di facile soluzione". Perché è "bello davvero poter chiacchierare con qualcuno fino alle tre del mattino, sganasciarsi dal ridere (...) o raccontarsi cose personali e persino qualche segreto". Insomma un libro per contrastare lo strisciante cinismo che si accompagna all'approccio con i vecchi, ricordando, in primis, che sono portatori di sentimenti come le persone più giovani.

Meno rosea la prospettiva che si evince da Una storia chiusa, di Clara Sereni. In un soggiorno per anziani ancora autosufficienti, ciascuno con le sue battaglie perse e vinte e i ricordi più o meno lieti, accomunati dai riti quotidiani e dagli acciacchi, trova rifugio una magistrata, nel timore di rappresaglie per certe sue indagini.
Il racconto rimane sospeso tra la volontà di dire e quella di nascondere, forse (troppo) ispirato alla scelta analoga dell'autrice di andare (davvero) a vivere in una struttura del genere. Si respira, tra le righe, un'atmosfera di irrisolto conflitto interiore.

Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo. Manifesto generazionale per non rinunciare al futuro, Federico Rampini, Mondadori, 2012.
Non è un paese per vecchie, Loredana Lipperini, Feltrinelli, 2010.
De senectute, Norberto Bobbio, Einaudi, 1996.
Il diario di Jane Somers, Doris Lessing (The Diaries of Jane Somers, traduz. di Marisa Caramella), Feltrinelli, 1986.
E poi, Paulette... , Barbara Constantine (Et puis, Paulette..., traduz. di Margherita Botto), Einaudi, 2012.
Una storia chiusa, Clara Sereni, Rizzoli, 2012.

giovedì 18 aprile 2013

In loving memory


La morte è bandita dai nostri discorsi, è l'ultimo tabù che ci rimane. Non se ne parla, quasi fossimo immortali.
Si muore prevalentemente nell'atmosfera asettica degli ospedali e le spoglie vengono presto rimosse per non turbare i vivi. Ma, nell'approccio medico, manca il calore della stretta di mano, la carezza di accompagnamento alla soglia senza ritorno.
Quando una persona cara ci lascia, si avverte la sua mancanza come un vuoto incolmabile, che si serra in un nodo in gola e costringe alle lacrime o le ingoia in un sorso gelido. 
Perché la morte, ancorché negata o sminuita, ci pone domande di senso, mentre silenzia le parole per dire, urlare lo sgomento, la rabbia e l'impotenza di fronte alla nostra finitudine.
Se riflettiamo, manca nel nostro apparato educativo l'allenamento a fronteggiare il dolore della perdita.

Anche i bambini hanno diritto di sapere, ma non è un diritto riconosciuto perché non vengono considerati interlocutori validi e necessari, con la conseguenza di negare loro la comprensione della vita dei "grandi".
Quanti pensano di proteggere i piccoli tacendo sulla morte dei propri cari o deviando il discorso e inventando improbabili viaggi, dovrebbero almeno lasciarsi tangere dal dubbio di crescere individui fragili.
Infatti, non siamo adulti resilienti se non riusciamo a resistere alle avversità adattandoci creativamente, riconoscendo le nostre fragilità senza diventarne vittime.
Ecco perché i libri che propongo oggi parlano della morte o ne fanno cenno.
Se inserita in un piano narrativo, la si può incontrare cogliendone la complessità, oltre il disagio personale, verso una condivisione che
permetta di attraversarne il dolore.
Così è la vita. Imparare a dirsi addio, Concita De Gregorio, Einaudi, 2011.
Fai bei sogni, Massimo Gramellini, Longanesi, 2012.
Accabadora, Michela Murgia, Einaudi, 2009.

per  bimbe/i, oltre i 9 anni:
Mio nonno era un ciliegio,  Angela Nanetti, illustraz. di  Anna & Elena Balbusso, Einaudi, 1998.
Se è una bambina, Beatrice Masini, Rizzoli, 1998.



In loving memory of  Franco, my dearest brother

lunedì 8 aprile 2013

Piccoli grandi lettori

e, naturalmente, piccole grandi lettrici. Sono proprio loro a rialzare la media nazionale della lettura nel nostro paese: i piccoli leggono molto di più dei grandi, ogni giorno. E sono così piccoli che, a volte, non sanno neppure leggere. L'articolo di Irene Maria Scalise su laRepubblica di domenica 7 aprile chiarisce con istogrammi inequivocabili il fenomeno.
Leggere per credere.

"


La fiera del libro per ragazzi di Bologna (25/28 marzo) ha festeggiato un compleanno speciale: cinquant'anni tondi tondi e, per l'occasione, la città ha abbracciato l'iniziativa con una serie di eventi disseminati tra dipartimenti universitari, biblioteche, librerie, musei per condividere la gioia di "un sogno diventato realtà", parola di Antonio Faeti.
La manifestazione ha accolto 1200 espositori provenienti da settantacinque paesi e ha coinvolto decine e decine di migliaia di visitatori. Quest'anno lo spazio espositivo, colorato e vivace, esprimeva un certo rigore nordico, dopotutto il paese ospite era la Svezia.
Lena Adelshohn Liljeroth, Ministra dell'Istruzione svedese, ha sottolineato l'importanza dell'ascolto dell'infanzia, il rispetto per la visione del mondo che hanno i bambini e il ruolo fondamentale che riveste la lettura nella loro crescita.
Ma l'infanzia, nella persona dei bambini e delle bambine, non era prevista e non c'erano neppure insegnanti e bibliotecari. Insomma, a sfogliare e curiosare tra le novità librarie mancavano quei passeurs evocati da Daniel Pennac nel suo discorso al conferimento della laurea ad honorem in pedagogia, di cui l'Università Alma Mater l'ha insignito.
Ma chi sarebbero i passeurs? Insegnanti, bibliotecari, librai, critici e quei curiosi di tutto che non chiedono mai se un libro è piaciuto o meno, perché sono "i guardiani del nostro tempo interiore".
Se ha suscitato scalpore il discorso di Pennac, nondimeno ha sortito l'assenza di Antonio Faeti alla Fiera, fiorito e inutile il gossip relativo, perché egli rimane il fondatore e l'ideatore di un'occasione unica di scambio culturale e umano con una ricaduta internazionale.

Un interrogativo, più di altri, ha movimentato i dibattiti: quale futuro per i libri cartacei?
Molti operatori del settore concordano sull'ineluttabilità del cambiamento, anche se "tifiamo carta, non facciamone un feticcio" (Anselmo Roveda) perché "il digitale è un treno che non possiamo perdere" (Caterina Ramonda). E, per tornare all'articolo di Scalise citato in apertura, si osserva proprio il consumo di prodotti informatici fin dalla più tenera età.  
Si direbbe un dilemma di non facile soluzione e in Fiera è emerso soprattutto il tema della responsabilità degli autori di app: almeno sia pari a quella degli autori "cartacei", avvezzi ad interrogarsi sulla ricaduta del loro prodotto sui lettori. 
Ma quali saranno i nuovi ritmi narrativi e come diversamente si strutturerà il pensiero, rimangono questioni aperte.
Intanto la Fiera contribuisce al dibattito con un doppio premio, il Bologna Ragazzi Award e il Bologna Digital Award (per l'elenco dei vincitori nelle singole sezioni si vedano i materiali scaricabili dal sito www.bookfair.bolognafiere.it )

Altra domanda ricorrente è stata: quale o quali le tendenze della letteratura per l'infanzia?
Gli autori e le autrici, gli editori e operatori in genere non nascondono i loro dubbi in proposito perché il panorama si presenta variegato. Nicola Galli LaForest sottolinea la ri-scoperta del mondo animale e un'invasione di titoli riconducibili alla sick-lit, o letteratura del dolore, fenomeno in crescita dopo il successo del romanzo Colpa delle stelle (John Green, Rizzoli, 2012).
Nella fascia più alta di lettura, per adolescenti, persiste una rinnovata attenzione al sociale; in crescita anche il settore noir-rosa, una sorta di nuovo gotico costruito sul piano fiabesco, che attrae i lettori adulti come il genere fantascientifico.

La Fiera del libro per ragazzi di Bologna è anche una vetrina internazionale in cui, oltre ad assegnare premi  per le sezioni dell'editoria e dell'illustrazione, si coglie l'occasione per annunci di rilievo. E' stata infatti resa nota la short list del Premio Andersen (Genova, maggio 2013), (www.premioandersen.it). 





Massima attenzione , moltiplicata dall'attesa internazionale, all'annuncio della vincitrice 2013 del prestigioso Astrid Lindgren Memorial Award (ALMA),  l'argentina Isol, nome d'arte di Marisol Misenta: scrittrice, illustratrice e grafica.
Speriamo che gli editori italiani colgano (al volo!) lo spunto per diffondere (anche!) in Italia le sue opere, contrassegnate da un tratto e una palette di colori essenziali e una visione del mondo quanto più prossimale a quella dei bimbi.
Auguri Isol!