Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

lunedì 5 gennaio 2015

bambini e guerra

Anno nuovo, libri nuovi? Non esattamente, questo non è un blog di novità editoriali e i libri, secondo la personalissima e opinabile idea di chi ne scrive qui, sono nuovi persino dopo essere stati già letti, perché può cambiare lo sguardo di chi li rilegge.
Per tornare ai non nuovi libri, due o tre suggerimenti, per anglomaniaci e non solo.
Doreen, della scrittrice ed editrice Barbara Noble (1907-2001) e Saplings, di Noel Streatfeild (1895-1986), la prolifica autrice di oltre ottanta titoli, senza contare i tre volumi della sua autobiografia.
La distrazione che ha permesso agli editori italiani di trascurare la traduzione di questi e altri testi può solo essere stigmatizzata nella forma di una miopia provinciale e, perché no, anche commerciale. Non saprei ipotizzare quale potrebbe essere oggi la loro diffusione e nemmeno prefigurare un loro successo ma, all'epoca della loro pubblicazione (Doreen nel 1946, Saplings nel 1945), almeno il tema della guerra, per citarne uno, poteva essere interessante anche per il nostro Paese.
Forse la spiegazione si deve al fatto che sono entrambi romanzi decisamente legati, quanto a scelte personali, stile di vita e leggi, all'ambiente britannico.
Inoltre un argomento che non ci ha mai toccati, così come la Francia, ma è una ferita ancora aperta per i britannici, è l'Operation Pied Piper, del settembre 1939, un gigantesco piano di evacuazione di tutti i bambini e le bambine londinesi, verso la campagna, per metterli al riparo dall'atteso bombardamento aereo della città che avrebbe causato molte vittime. Un comitato  mise a punto l'operazione senza curarsi di approfondire i danni psicologici che avrebbe provocato, quasi superiori al disastro annunciato, e il disagio dei piccoli venne considerato come un rischio inevitabile. Così bambini e bambine, anche di soli due anni, muniti di cartellino identificativo, furono letteralmente spediti dalla Stazione Vittoria, verso famiglie sconosciute, verso l'ignoto che non avevano gli strumenti per decifrare, con i loro pochi oggetti personali, lo strazio nel cuore e neppure il senso del tempo per collocare un'esperienza che li avrebbe segnati per la vita. Alcuni furono abusati, o maltrattati, sottoposti a fatiche inaudite, altri non riabbracciarono più i loro genitori, rimasero orfani o si persero in un buco nero e non se ne seppe più nulla. Una generazione rovinata ma, per la cultura britannica, in cui l'abitudine prevedeva di mandare i bambini alle boarding school già a partire dai sette anni, non parve, almeno nell'immediato, un problema serio.
Per chi si occupa di educazione, rimane un mistero, uno dei tanti obbrobri generati dalla guerra.
Nei libri che ho citato, il problema della partenza forzata da Londra di migliaia di bambini viene trattato in modo tangenziale, senza analisi politiche e sociologiche, dal punto di vista dei soggetti che lo vivono, in Doreen e da chi lo osserva, da lontano,  in Saplings, con esiti assai diversi.
I due libri non dovrebbero essere identificati con questo unico problema, almeno non Saplings, complesso affresco di relazioni familiari, ma ho scelto di mettere in luce questo aspetto particolare perché è largamente sconosciuto al pubblico di lettori e lettrici del nostro Paese e credo meriti di essere ricordato.
In Doreen troviamo un'assennata bambina che vive con la madre, addetta alle pulizie. Dopo non poche pressioni, perchè la propaganda del piano di evacuazione è notevole, la signora si convince a mandarla presso una coppia di giovani, senza figli, che vivono in campagna. La bambina viene subito circondata da affetto e attenzioni e presto si adegua al comfort inaspettato, tanto da non desiderare più il ritorno a casa, alle  sue modeste abitudini alimentari e abitative. La madre intuisce il problema nella sua portata futura e agisce di conseguenza.
Un romanzo che apre uno squarcio sul problema dell'appartenenza a una determinata classe sociale, in un tempo in cui i confini erano ancora segnati da profondi pregiudizi e il riscatto sociale non era scontato.
In Saplings i fratellini Parker ospitati da una famiglia, a causa della guerra, sono solo un cammeo, volto a sottolineare l'ineluttabilità della sorte che sembra accanirsi sempre sui più deboli e indifesi. La loro vicenda rimane un doloroso sospeso del libro, una lacrima in più, e il romanzo è dominato invece dal naufragare progressivo della serenità familiare dei Wiltshires, a causa dello scoppio della guerra, che impone trasferimenti e poi abbandoni, morte, la divisione dei fratelli tra parenti diversi, nessuno abbastanza generoso da desiderare che i bambini restino insieme. E la madre, una figurina ritagliata nella carta velina, su cui la critica e la stessa autrice si sono accanite descrivendola fragile, indolente, narcisista, dedita al sesso sfrenato per dimenticare la tristezza. Non sono d'accordo neppure un po' con questa analisi perché la donna aveva a cuore i figli, a suo modo,  solo che le persone intorno a lei, volendo aiutarla, sceglievano la soluzione più comoda per gestire il problema, senza una visione che salvaguardasse il nucleo familiare e che avrebbe potuto agire come richiamo di responsabilità anche per la madre.
Una lettura che non lascia indifferenti, in ogni caso.
Un paio di curiosità per alleggerire:
1. Noel Stratfeild viene citata per il suo famoso Ballet Shoes nel film C'è post@ per te (You've got mail), USA 1998, di Nora Ephron con Tom Hanks e Meg Ryan.
2. Nel film Pomi d'ottone e manici di scopa (Bedknobs and Broomsticks), USA 1971, di Robert Stevenson, con Angela Lansbury, la scena iniziale del film vede proprio l'assegnazione di tre fratellini londinesi ad un'aspirante strega causa evacuazione per motivi di guerra. Sembra una scena divertente, e nel film si risolve in modo positivo, ma l'operazione in sé e  la scelta politica che la realizzò, per i bambini furono drammatiche, e il costo umano non è stato ancora pienamente indagato.















Doreen, Barbara Noble, Persephone Books, 2005.
Saplings, Noel Streatfeild, Persephone Books, 2000.