Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

sabato 4 giugno 2016

Nutrirsi di Dio


Se l'uomo è ciò che che mangia, per Ludwing Feuerbach (1804-1872), oggi è più calzante dire, per Anna Momigliano, "l'uomo è ciò che non mangia". Sono infatti svariate le correnti di pensiero legate al cibo e tutte proibiscono qualcosa: vegetariani, vegetaliani, gluten-free, vegani, paleodiet, anti OGM, breathariani...
Nell'epoca dell'abbondanza, caduti o svalorizzati i tabù religiosi, il simulacro di Dio è diventato il corpo, da cui il suo culto declinato tra estetica, dietetica e chirurgia. Alla ricerca del presunto benessere, fino all'ortoressia, vero e proprio disturbo alimentare, paragonabile all'anoressia, caratterizzata dall'ossessione del "mangiar sano" e "naturale", concetti di ambigua definizione.
Selene Zorzi invita a considerare le regole alimentari in rapporto alla vita monastica e le affinità tra cibo e desiderio. Considerando la fame quale prima forma di desiderio, la vita claustrale, diventa "il modo di educare il desiderio per rendere possibile l'incontro con Dio". Nessuna prescrizione dal Vangelo, anzi esortazione a cibarsi di quel che si trova. Pertanto la regola benedettina volge lo sguardo non al cosa  mangiare, ma al quanto e quando. Quindi digiuno, astinenza e peccato di gola inserito tra i vizi capitali. Tre le mense conventuali: quella religiosa (chiesa), quella spirituale (biblioteca), quella fisica (mensa), a significare l'unità di anima, mente e corpo unificate dal chiostro, simbolo della vita monastica. E poiché ci nutriamo di idee, non meno che di cibo, alla mensa benedettina non mancava mai il lettore. Zorzi sottolinea anche l'intreccio di sostanza e spirito del cibo, si vedano i principali gesti di Gesù, compiuti a tavola, e la valenza cosmica che assume l'Eucaristia, diventando il mezzo attraverso cui si manifesta il suo amore.

Per autori come Marino Niola (Homo dieteticus.Viaggio nelle tribù alimentari, Il Mulino, Bologna 2015) e Alan Levinovitz (The gluten Lie, Regan Arts, NY 2015) la dieta del mangiar sano è un sostituto della religione e, con le sue pratiche di allontanamento da sé di quanto può contaminare il corpo, si può assimilare alle pratiche religiose più arcaiche.
Momigliano suggerisce anche l'espressione "il dilemma dell'onnivoro", in cui sembrano dibattersi i contemporanei: molto cibo a disposizione, ampia offerta, non più osservate regole superiori etiche e religiose, esplode il dilemma della scelta, che genera ansia e conseguente bisogno di controllo.
Allora siamo tutti ortoressici? 
Il Centro Studi Fondazione Campostrini ha proposto all'attenzione il tema trasversale del consumo di cibo, con le sue implicazioni antropologiche, filosofiche e religiose. Occasione di approfondimento e riflessione, coordinato da Damiano Bondi..
Centro Studi Fondazione Campostrinihttp://www.centrostudicampostrini.it/page.php?sez=3&l1=249&con=732&anno=2016&l3=74

L'uomo è ciò che mangia, Ludwig Feuerbach, a cura di Francesco Tomasoni, Morcelliana 2015.
Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari, Marino Niola, Il Mulino 2015.
The Gluten Lie, Alan Levinovitz, Regan Arts 2015.