Parlare
di Elena Ferrante scostandosi dall'opinione corrente equivale più o meno a un
insulto perché è considerata, chiunque si celi sotto questo pseudonimo,
un'autrice di valore. Leggere
La vita bugiarda degli adulti, il suo
ultimo romanzo pubblicato da edizioni e/o, come tutti i precedenti, con lo sguardo
condizionato dal grande clamore mediatico dovuto al successo della sua famosa quadrilogia, non è fuorviante perché rapidamente ci si addentra nel percorso di crescita
narrato da un io quindicenne,
sofferto e verosimile. Giovanna vive in
una famiglia che assegna un posto importante alla cultura, i genitori sono
insegnanti, la casa è piena di libri, si parla un italiano forbito, gli amici
sono colti e raffinati, le sono state date spiegazioni chiare ed esaurienti
sulla sessualità e non ha ricevuto una formazione religiosa.
Poi, una frase gettata con leggerezza dal padre, le apre un baratro di dubbi su di sé, sulla sua famiglia, sul presente e sul futuro. A questo punto Giovanna vuole cucire i brandelli di discorsi che si rivelano come altrettante bugie e, nello sforzo di costruire la sua identità, si allontana dai genitori a cui revoca definitivamente la fiducia perché le sue certezze marmoree si sgretolano sotto l'evidenza di nuove informazioni parziali, quasi estorte, che le impongono un'altra visione della sua storia.