Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

sabato 25 agosto 2018

La ragazza con la Leica






Leggere La ragazza con la Leica non è piacevole e può risultare anche arduo. L'autrice, Helena Janeczek ha voluto proporre la storia di Gerda Taro, al secolo Gerda Pohorylles (1911 - 1937), secondo la memoria degli amici, veri o presunti, che, a diverso titolo, le sono stati vicino e l'hanno amata. Tuttavia, il contesto  geografico di provenienza dei personaggi, e quello storico in cui si muovono, ampiamente descritti, nello svolgersi dei destini individuali,  le scelte politiche, di necessità e affettive compiute, compone un affresco del periodo tra le due guerre alquanto involuto. E quello che manca, in questo coro prevalentemente maschile di amici e amanti, mi dispiace sottolinearlo, è proprio la voce di Gerda. Capisco la scelta dell'autrice, però non l'approvo, e romanzando per romanzare, avrei preferito cogliere il piglio di questa giovane donna, anticonformista e tuttavia rimasta a lungo nell'ombra del più celebre Robert Capa, suo compagno per un periodo della vita, al cui nome viene legata. Gerda si innamora di Endre Friedman,  comunista ed ebreo, e nasce quel fortunato sodalizio che li porta alla notorietà come studio Capa-Taro, marchio  inventato da loro due per "americanizzare" lo  studio fotografico e poter accedere a importanti commesse di lavoro. Persino la fine del loro rapporto non impedisce a Capa di utilizzare le foto di Gerda, anche dopo la sua morte, fino a creare notevoli dubbi sulle rispettive attribuzioni.

Che spreco, l'appiattimento sulla figura di uno dei suoi compagni, per una donna giovane, vitale, determinata e bella come Gerda, che arriva a Parigi, lei nativa di Stoccarda, di famiglia  ebrea polacca, con una buona conoscenza del francese, un particolare savoir faire e  l'indipendenza economica. Nel variegato gruppo di esuli che frequenta, infatti:

«È l'unica tra loro arrivata a Parigi con un mestiere in tasca, si era tenuta a galla con la macchina da scrivere. Finché le sue dita ormai lievemente incallite nei polpastrelli (ma forse Gerda esagerava) non avevano abbracciato il corpo compatto di una macchina fotografica» (pag.37).

Il  rapporto con Capa è funestato dall'atteggiamento libertino di lui, e mentre questi segue a Parigi i rapporti con le loro agenzie,  Gerda parte per la Spagna dove realizza il suo importante reportage nella battaglia di Brunete, vicino a Madrid, luglio 1937. Proprio al ritorno dal fronte rimane vittima di un incidente, su cui non è mai stata fatta piena chiarezza. Muore a ventisette anni e il suo corpo è trasportato a Parigi,  compianta da una folla enorme e sepolta al Père Lachaise. 
Francamente mi aspettavo di più da questo libro. Ormai  la vita e le fotografie di Gerda sono oggetto di studio da un po' di tempo, e mi pare riduttivo vederla ricordare soltanto come «quella ragazza» che ama «scherzare e flirtare anche con gli altri» (pag.327), quasi a descriverla fosse uno sguardo maschile.
L'autrice, Helena Janeczek, anche lei di origini ebreo-polacche, scrive in italiano e con questo libro  ha vinto i premi Strega e Bancarella 2018. Il suo lodevole sforzo di documentazione non ha però prodotto, a mio parere, la magia di catturare l'essenza della figura  di Gerda Taro che rimane una fotografia sbiadita, soffocata nel vorticoso succedersi di storie a incastro del romanzo.

La ragazza con la Leica, Helena Janeczek, Guanda, 2017.

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