Alba
De Céspedes (1911 - 1997), per molti versi ritenuta una precorritrice
di stilemi narrativi che si sono poi affermati nel secondo Novecento, ebbe un
enorme successo di pubblico con il suo romanzo Nessuno torna indietro (1938),
poi bloccato dalla censura fascista. Racconta di alcune ragazze che vivono in
un collegio romano, nel momento in cui la loro vita sta cambiando e devono
operare delle scelte cruciali per prendere strade diverse. Le suore,
sorveglianti e dirigenti, si avvicendano nei ruoli di potere, però senza
lasciare il collegio, e rappresentano la continuità di un sistema che le
ragazze desiderano rompere. Una di loro
non sarà capace di lasciarsi alle spalle il convitto, ma le altre si misurano
con la vita "di fuori", ciascuna con le sue aspirazioni e, nei loro dialoghi serali, riunite nella camera
dell' una o dell'altra, riflettono dubbi e desideri, impazienti di prendere la decisione per compiere il volo
che le porterà lontano e le dividerà per sempre. Un libro moderno,
ancorché pubblicato prima della guerra, forse difficile da reperire, meglio cercarlo nelle biblioteche. Lo inserirei fra le "riletture"consigliate, oppure da leggere, se non si conosce ancora, per l' interessante e acuta indagine
psicologica delle personagge.
Nessuno torna indietro, Alba De Céspedes, Arnoldo Mondadori Editore, 1938.
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Nessuno torna indietro, Alba De Céspedes, Arnoldo Mondadori Editore, 1938.
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Questo titolo, triste e insieme veritiero, rende bene la
malinconia che mi prende quando penso o parlo di mia madre. Non è rimorso, o
non è solo rimorso, è nostalgia pura di lei, del suo essere nel mondo con la
forza di un'intelligenza straordinariamente generosa che la faceva stare sempre
ultima nell'ordine famigliare, pur essendo il perno dei nostri affetti e delle nostre azioni. Mi accorgo che tendo ad
assomigliarle sempre più, ma solo nelle piccole cose, nei gesti minimi, mi
manca invece il suo grande cuore, quello sguardo che ci seguiva sempre senza
opprimerci e purtroppo non posso più dirle quanto sia stata importante per me,
come figura di donna e di madre. Uno dei ricordi più belli di lei è quando la
sorprendevo china a leggere i suoi romanzi e racconti, che lei chiamava
"novelle". Si ritagliava uno spazio tutto per sé nel bailamme di una famiglia
numerosa. Leggeva con il libro o il giornale sulle ginocchia, in un angolo
vicino alla finestra, le gambe appoggiate a uno sgabello, pronta a lasciare
tutto se avessimo avuto bisogno di lei. Con il mio piglio sessantottino,
caustico e tranchant, ritenevo le sue
letture prive di sostanza politica, quindi inutili. Ho capito presto che
leggeva le maggiori autrici del Novecento italiano, quelle cadute nel
dimenticatoio decretato dal pantagruelico mercato editoriale, quelle stesse
autrici che leggo e rileggo io, adesso.
Nessuno torna indietro era uno dei
suoi preferiti perché amava leggere De Céspedes.
Ma nessuno torna indietro, ciao mamma, grazie sempre.
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