La solita Amélie Nothomb, nel senso che non è una scrittrice per
tutti, o piace o non piace. Spiazzante, creativa, costruisce trame inconsuete e
imprevedibili, a me piace.
Anche con questo I nomi epiceni scompiglia le carte,
sorprende e appaga. Un ragazzo e una ragazza, un rifiuto inaccettabile che dà
l'avvio a una vendetta nel tempo, senza fine, in un crescendo di cattiverie a
danno di terzi. Ma che sapore ha la vendetta?
Non è faticosa? E se si ritorce
contro chi la pratica?
Claude, Reine, Dominique, Épicène, un solo uomo e tre
donne, con vari ruoli. Un gioco linguistico sui nomi sia femminili che
maschili, metafora della vicenda che si sviluppa a ricalco di scelte, posizione sociale, successo,
e persino di luoghi. La seduzione passa attraverso champagne e profumo Chanel, ma è una trappola, e fin troppo
facilmente funziona. Funziona tutto, un disegno perfetto, un piano
studiatissimo, fino alla fine, fino all'imprevedibile, preparato, forse
desiderato, da un cedimento sentimentale.
Ho raccontato tutto, anche se in forma di rebus, buona
lettura.
I nomi epiceni, Amélie Nothomb, traduz. di Isabella Mattazzi, Voland, 2019.
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