Avverto la mancanza, in questo momento, del senso di
comunità. Sentirsi parte di un gruppo legato da qualcosa di più profondo del
generico saluto accompagnato, ma non
sempre, da un accenno di sorriso. È persino scomparsa la nozione di "vicini di
casa", ognuno è coinvolto nella propria vita e si disinteressa di quella
degli altri, anche se ci sono muri, giardini o piscine in comune. Ci si ricorda
dei "vicini" soltanto se invadono la nostra bolla di proprietà, allora
è lecito imbrattare di scritte intimidatorie
con la vernice rossa, accendere barbeque sulla
strada, cercare colpevoli invece e prima di cause e così via, sempre più soli,
ma circondati da molti oggetti, impregnati di tecnologia, immersi nella
religione del nostro corpo, curato come un tempio.
Tutto questo mi è rimbalzato pesantemente addosso
dopo la visione del film Il Club del libro e della torta di bucce di
patata di Guernsey (regia di Mike Newell, 2018, distribuito in Italia
da Netflix). Il film è un prodotto gradevole ma l'omonimo libro da cui è tratto è molto più ironico e
strappa qualche risata anche se l'argomento non si può dire allegro. Senza
fare spoiler, la trama è presto detta
e non mi soffermo sulla fedeltà al testo perché non si può richiederla, a mio
parere, a nessuna trasposizione cinematografica. Ambientato nell'isola di
Guernsey durante la seconda guerra mondiale e subito dopo, sotto l'occupazione
tedesca che aveva imposto alla popolazione la confisca degli apparecchi radio e
il totale isolamento: nessun giornale, rivista o altro poteva raggiungere gli
abitanti. A questa pesante limitazione si aggiunse la riduzione delle risorse derivanti
da agricoltura e allevamento perché i soldati tedeschi se ne servivano anche
per la loro sopravvivenza. Anni di fame e miseria, eppure il senso di comunità
fece la differenza. La protagonista del libro e del film è una giornalista che
riceve una lettera da uno sconosciuto, a guerra finita. Questo signore aveva
trovato il suo indirizzo segnato su un testo letto nel circolo di lettura
formatosi durante l'occupazione, che
aveva avvicinato un gruppo di persone intrecciandone i destini, appassionandoli per sempre alla lettura e consentendo
loro di andare oltre lo squallore della
guerra.
"Ci
aggrappammo ai libri e ai nostri amici: ci ricordavano che esisteva anche
qualcos'altro".
Un libro e un film sulla guerra, ma sugli aspetti
più trascurati e anche politicamente scorretti, come il sorgere di forme di
solidarietà e persino storie di amore e amicizia, tra occupanti e occupati.
Un altro argomento sottolineato, che si trova solo
nei romanzi inglesi, riguarda
l'evacuazione in massa di tutti i bambini e le bambine di età compresa tra zero
e dodici anni (Piano Anderson), disposizione volta a preservarne la
sopravvivenza dal conflitto, ma dai costi umani incalcolabili quanto a impatto
emotivo. Appena fu chiaro che
l'occupazione tedesca sarebbe stata imminente, anche l'infanzia di Guernsey fu
stipata in un'imbarcazione diretta in Inghilterra e da lì vennero poi smistati,
è il caso di dirlo, verso Scozia e altrove, senza che le famiglie ne
conoscessero la destinazione o ricevessero informazioni. Impossibile non
riflettere sul portato di tristezza e nostalgia inferto a questi bambini e la
notizia che, a guerra finita siano tornati "quasi" tutti alle loro
case, non reca molto sollievo.
Quanto al titolo, decisamente intrigante, rimanda a
un episodio cruciale della storia, ma difficilmente sarà possibile replicare la
ricetta della torta in questione: i nostri palati sono troppo assuefatti a
burro e zucchero, ingredienti introvabili a Guernsey durante l'occupazione e la
famosa torta di patate non ci risulterebbe gradita, per tacere della decorazione
di bucce!
Anche la storia del libro è interessante. L'autrice
Mary Ann Shaffer, americana, si interessò all'isola perché vi rimase bloccata a
causa di una fitta nebbia che impediva
il decollo del suo aereo. Bibliotecaria ed editor
di professione, amava la lettura e i libri e
ritornò a casa con una bracciata di volumi sulla guerra e concepì questo romanzo senza, purtroppo, poterne vedere la diffusione e la fortuna
perché la malattia la strappò alla vita poco prima della pubblicazione, curata
dalla nipote Annie Barrows, autrice di libri per l'infanzia.
Mi permetto il suggerimento di non lasciarsi
scappare questo libro e questo film. Il
romanzo, scritto in forma epistolare, come
non siamo (più) avvezzi a leggerne, propone un dialogo continuo tra le persone,
che possono incontrarsi e farsi del bene anche nelle situazioni più estreme di
indigenza e solitudine. E contiene molti altri libri facendo scorgere insperati itinerari di
lettura perché
"Forse
i libri hanno un istinto segreto per cercare la strada di casa, che li porta al
lettore ideale".
Il
club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey,
Mary Ann Shaffer & Annie Barrows (The
Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society, traduz. di Giovanna
Scocchera ed Eleonora Rinaldi, revisione di Bruna Mora), Astoria, 2017. Il
libro è già comparso in lingua italiana per i tipi Sonzogno, con il titolo La società letteraria di Guernsey nel
2012.
questa recensione è già comparsa su:
https://cartesensibili.wordpress.com/2018/08/28/lauradeilibri-laura-bertolotti-il-club-del-libro-e-della-torta-di-bucce-di-patata-di-guernsey/
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