Capita che l'interesse per un'autrice o un autore del passato si riaccenda per effetto di un anniversario, nascita-morte-prima-ultima opera pubblicata, allora scattano le ristampe, le riletture, i nuovi saggi e le nuove edizioni delle opere, queste ultime giustificate magari dall' ormai sopraggiunta scadenza dei diritti d'autore. Quale ne sia il motivo, pare sempre utile tornare con occhi diversi sulle pagine scritte in un tempo che non ha visto la loro creazione. Ė un'attività che scongiura il consumismo culturale, secondo cui si considerano solo testi appena usciti in libreria o che usciranno a breve, salvo decretarne l'obsolescenza di lì a poco per il pantagruelico appetito editoriale corrente, impossibile da digerire, in quanto lettori e lettrici, e inesorabile per l'effetto oblio, in quanto autrici e autori.
Per Louisa Alcott (Germantown
1832 - Boston 1888) nel 2018 si è ricordato il centocinquantesimo dalla pubblicazione del
suo Piccole
Donne con una notevole enfasi alla saga della famiglia March, ma si dimentica che fu un editore a
proporgliela, dopo che l'autrice si era
già resa discretamente famosa per la pubblicazione di un memoir, rielaborato da lettere spedite
ai suoi cari, e scritto quando prestava
servizio come infermiera durante la Guerra di Secessione, il vivace Hospital Sketches (1863- riveduta nel1869), niente di più lontano, come stile e ritmo, dal
suo romanzo più famoso, il moraleggiante, solo a una prima lettura, Little Women. Per quanto si cerchi di
giustificare diversamente il senso, Piccole donne fu scritto su specifica
richiesta, accolta perché l'autrice era bisognosa di denaro. Fu un inaspettato successo
anche se Alcott non aveva mai pensato di scrivere per l'infanzia, e nutriva
molti dubbi sulla possibilità di riuscirci, invece fu premiata da un'improvvisa notorietà che le procurò un meritato benessere dopo lunghi
anni di lavoro e dedizione alla famiglia, impieghi tra i più vari per necessità, e
scrittura sempre, ragion per cui si trovava indebolita nella salute e un poco stremata
negli entusiasmi. Louisa Alcott, chiamata in famiglia Lou, fece la
governante, l'infermiera, la domestica, l'istitutrice, la dama di compagnia e
vegliava fino a tardi per scrivere novelle e progettare romanzi. Forse per
questo ci ha regalato un'eroina come Jo March che, come lei, è sempre indaffarata.
Piccole donne e Piccole donne crescono, scritti a breve distanza, sono un corpus unico di romanzo di formazione e apparentemente trasudano tutti i contenuti della femminilità che si immola per il prossimo, ma se ne coglie presto l'ambiguità perché Jo stupisce da centocinquant'anni per il rifiuto di sposare il bello, ricco e pieno di pregi Laurie, solo per conservare i suoi sogni. E non esita a vendere la sua chioma per procurare il denaro che serve a un viaggio della madre. Jo è completamente anomala tra le ragazze per bene, è lamentosa, scorbutica, dice parolacce e ha vestiti bruciacchiati, con l'aggravante di essere negata per la cucina. Su Jo come alter ego di Alcott sono state scritte tante pagine, ma vale la pena di ricordare che tutto il romanzo fu ispirato dalla sua famiglia, quattro le sorelle Alcott (Anna, Louisa, Lizzie, May), quattro le sorelle March (Meg- Ann,Jo-Louisa, Beth-Lizzie, Amy-May), ). Un evidente omaggio alla madre lo rese nel tratteggiare la personaggia della signora March. In generale, caratteri e vicende narrate esprimono una somiglianza sempre tendente alla perfezione, quasi Lou avesse voluto scrivere della sua famiglia come avrebbe voluto che fosse, non come fu nella realtà. E un'altra ambiguità di fondo percorre tutto il romanzo, perché appare come un aperto invito alle giovinette a coltivare il loro carattere e i loro interessi e, nel contempo, sostiene il ruolo di sposa e madre, sottolineando però le rinunce che le attendono, specie se sono creative ed estroverse. Alcott non promuove affatto lo spirito di sacrificio, come vorrebbe una certa lettura superficiale delle sue pagine, e suggerisce piuttosto il conflitto tra lavoro e ambizione, disciplina e desiderio. Del resto Alcott figura essersi iscritta al Movimento Suffragista d'America e non era estranea alle tematiche di rivendicazione dei diritti delle donne già a partire dall'amicizia e dagli insegnamenti ricevuti da Margareth Fuller.
Piccole donne e Piccole donne crescono, scritti a breve distanza, sono un corpus unico di romanzo di formazione e apparentemente trasudano tutti i contenuti della femminilità che si immola per il prossimo, ma se ne coglie presto l'ambiguità perché Jo stupisce da centocinquant'anni per il rifiuto di sposare il bello, ricco e pieno di pregi Laurie, solo per conservare i suoi sogni. E non esita a vendere la sua chioma per procurare il denaro che serve a un viaggio della madre. Jo è completamente anomala tra le ragazze per bene, è lamentosa, scorbutica, dice parolacce e ha vestiti bruciacchiati, con l'aggravante di essere negata per la cucina. Su Jo come alter ego di Alcott sono state scritte tante pagine, ma vale la pena di ricordare che tutto il romanzo fu ispirato dalla sua famiglia, quattro le sorelle Alcott (Anna, Louisa, Lizzie, May), quattro le sorelle March (Meg- Ann,Jo-Louisa, Beth-Lizzie, Amy-May), ). Un evidente omaggio alla madre lo rese nel tratteggiare la personaggia della signora March. In generale, caratteri e vicende narrate esprimono una somiglianza sempre tendente alla perfezione, quasi Lou avesse voluto scrivere della sua famiglia come avrebbe voluto che fosse, non come fu nella realtà. E un'altra ambiguità di fondo percorre tutto il romanzo, perché appare come un aperto invito alle giovinette a coltivare il loro carattere e i loro interessi e, nel contempo, sostiene il ruolo di sposa e madre, sottolineando però le rinunce che le attendono, specie se sono creative ed estroverse. Alcott non promuove affatto lo spirito di sacrificio, come vorrebbe una certa lettura superficiale delle sue pagine, e suggerisce piuttosto il conflitto tra lavoro e ambizione, disciplina e desiderio. Del resto Alcott figura essersi iscritta al Movimento Suffragista d'America e non era estranea alle tematiche di rivendicazione dei diritti delle donne già a partire dall'amicizia e dagli insegnamenti ricevuti da Margareth Fuller.
Ma non si può neppure trascurare l'influenza che ebbe la sua ingombrante famiglia nella formazione e per tutta la
vita. Un padre filosofo autodidatta che si rifaceva alle idee di Pestalozzi, quell'
Amos Bronson Alcott, tanto convinto e assorto nei suoi ideali da assentarsi frequentemente
per seguire studi e conferenze, che arrivò persino a mettere a repentaglio
l'incolumità dei suoi cari quando li coinvolse nell'impresa utopistica della
comune di Fruitlands, dal 1843 al
1845. Dovevano vivere dei prodotti della terra e rifuggire da tutte le
comodità, nutrendosi solo di cibi non provenienti dagli animali. Fu la saggia
madre, Abygail May, detta Abba, a
deciderne la conclusione. Anni dopo, ormai affermata scrittrice, Alcott tornò
su quell'esperienza scrivendo Transcendental Wild Oats (1981).
Amos Bronson era seguace del Trascendentalismo, non una dottrina ben definita,
ma con idee come l'unità di tutte le religioni, la natura negativa del male, la
libertà dei singoli, e valori come la
tolleranza, l'ottimismo, il disprezzo della tradizione e dell'autorità. Con la moglie condivideva anche l'auspicio per il voto alle donne e per l'abolizione della schiavitù. Ralph Waldo
Emerson, amico di famiglia che li supportò sempre nei momenti di difficoltà
economiche, Henry David Thoreau, Walt Whitman,
William Ellery Channing, Nathaniel Hawthorne, la femminista Margareth Fuller
e altri intellettuali frequentavano la
famiglia Alcott e condividevano tali principi. Lou e le sorelle crebbero perciò in un ambiente povero di
risorse materiali ma culturalmente molto
stimolante e, pur non frequentando la scuola, ebbero maestri eccellenti. Le precarie
esperienze di insegnamento del padre non fornivano sufficienti mezzi di
sussistenza alla famiglia e per Lou, come per le sorelle, si pose presto il problema di
lavorare per contribuire all'economia famigliare. In controtendenza con i tempi,
ma in accordo con il loro credo valoriale, gli Alcott incoraggiarono le loro
figlie a trovare la loro strada nella vita lavorando. La stessa Margareth Fuller suggerì a Lou di non
trascurare le attività di cucito, essendo un'ottima disciplina che dava
la possibilità di pensare e rielaborare le esperienze personali. Ma Lou
desiderava soprattutto scrivere e il suo primo volume pubblicato fu Flower
Fables del 1855 (Fiorita di favole) che, scrivendo alla madre, chiamò
affettuosamente "il suo primo figlio", chiedendole di riservargli
l'indulgenza che si concede, appunto, a
un nipote.
Gli anni peggiori per gli
Alcott furono proprio quelli tra il 1850 e il 1860. Lou vide infrangersi i suoi
sogni di attrice e dovette accettare l'allontanamento delle sorelle: il dolore
della morte di Lizzie, nel 1858, il
fidanzamento di Anna, poi la partenza di May, che andò a studiare pittura a New
York. Riuscì infine a ritrovare la
motivazione e l'energia per un nuovo progetto, la scrittura del romanzo Moods
(Mutevoli amori o Capricci, in italiano), sopportando
anche la critica negativa di Henry James sulla rivista North American (101, luglio 1865). Moods, a lei
particolarmente caro, in realtà vendette pochissimo. L'autrice aveva già
scritto romanzi e racconti gotici, romantici, fantastici, firmati con altro nome, tale A. M. Barnard. Il
pretesto glielo fornì un settimanale, il "Frank Leslie's Illustrated Newspaper" che mise in palio cento
dollari come compenso per un racconto a
tinte forti. A vincerlo fu proprio lei con Pauline's
Passion and Punishment, 1863, pubblicato anonimo, considerato il primo di
una serie che continuò fino al 1869. Lou si dilettava a scrivere storie
intricate, che il padre non avrebbe approvato, eppure vendevano bene e
fornivano un income utilissimo per la
sua famiglia. Alcuni scritti furono scoperti solo dopo la sua morte, come The
Inheritance (L'Eredità),
ritenuto, a ragione, il suo primo romanzo, scritto quando Lou era appena diciassettenne.
Louisa Alcott è stata troppo
a lungo ricordata unicamente per l'edificante ciclo Marchano, ma scrisse molto
altro, coltivò più generi e non accettò censure, celandosi dietro pseudonimi per pubblicare, in modo da rispondere alle necessità economiche della
famiglia, come si è detto, e per il gusto innato di andare oltre le
convenzioni. Purtroppo aveva contratto, durante la sua esperienza di infermiera, un'infezione
di Tifo, curata con un farmaco a base di mercurio, che le causò un lento e
progressivo avvelenamento ma, prima di morire, fece in tempo a occuparsi della nipote Lulu, figlia della sorella May,
che era mancata improvvisamente. Il suo attaccamento ai famigliari, la sua
volontà instancabile nell'aiutarli , fornì una chiave di lettura della sua vita
e della sua scrittura che non
corrisponde alla molteplicità e varietà della sua opera, segnata piuttosto da
una modernità stridente per il suo tempo, celata sotto l'ambiguità dei toni,
dal pedagogico al sentimentale, ma sempre saldamente dalla parte delle donne.
Bibliografia essenziale
Il ciclo della famiglia March comprende:
Little Women
(1868), Piccole donne.
Good Wives
(1869), Piccole donne crescono.
Little Men
(1871), Piccoli uomini
Jo's Boys
(1887), I figli di Jo.
La prima opera che ebbe
notorietà e visibilità:
Hospital Sketches
(1863)
Hospital Sketches. Le
tragicomiche avventure dell'infermiera Tribulation Perwinkle,
traduz. e cura di Sara Grosoli, prefaz. di Daniela Matronola, testo inglese a
fronte, L'Iguana editrice, 2018.
Scelti tra i libri di Louisa
Alcott:
Racconti d'amore e di guerra (Hospital Sketches; My Contraband-The
Brothers; M.L.), a cura di Sara Antonelli, Donzelli Editore, 2008.
Dietro la maschera o il
potere di una donna (Behind
a Mask or a Woman's Power; How I Went out to Service), a cura di Sergio Calderale, Robin Edizioni,
2009.
L'eredità (The Inheritance), traduz. e cura di Valeria Mastroianni e
Lorenza Ricci, Jo March Edizioni, 2005.
Una ghirlanda per ragazze (A Garland for Girls, 1888), flower-ed,
2017.
Alcuni studi:
Processi formativi e
narrazione. Identità e progettualità del sé rileggendo un'autrice del passato:
Louisa May Alcott, Marina De Rossi, Cleup, 2003.
Le protagoniste
(The Heroine's Bookshelf), Erin Blakemore,
traduz. di Elisabetta Stefanini, Castelvecchi, 2011.
Non ho paura delle tempeste.
Vita e opere di Luoisa May Alcott, Romina Angelici, flower-ed, 2018.
Louisa May Alcott. Un
ricordo, Lurabel Harlow, traduz. di Mary Whitfield,
flower-ed, 2016.
Alcott, a
cura di Ottorina. Barbafiera, Le Monnier, 1960.
Piccole donne in cucina. Scene di vita familiare nel capolavoro di Louisa M. Alcott, Elisabetta Chicco Vitizzai, Il Leone verde Edizioni, 2012.
Cosiddetti "derivati":
Arrivederci piccole donne, Marcela Serrano, Feltrinelli,2004.
Piccole donne oggi, Angela Nanetti, Nuove Edizioni romane, 2012.
Piccole donne in cucina. Scene di vita familiare nel capolavoro di Louisa M. Alcott, Elisabetta Chicco Vitizzai, Il Leone verde Edizioni, 2012.
Cosiddetti "derivati":
Arrivederci piccole donne, Marcela Serrano, Feltrinelli,2004.
Piccole donne oggi, Angela Nanetti, Nuove Edizioni romane, 2012.
pubblicato su
Leggere Donna n°183/2019
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