More Veneto, il
romanzo di Daria Martelli, presenta un titolo che incuriosisce e l'autrice lo
spiega a pagina 80 «al modo dei veneziani». Era usanza, nella Serenissima, far iniziare
l'anno a marzo, come già facevano i Romani, ma in questa storia l' espressione
assume anche un significato più generale, riferito alla peculiarità della vita
a Venezia, ieri come oggi. Dunque Venezia come sfondo narrativo, la città
«pittoresca» che vedono i turisti, e la città segreta, nascosta, allagata e
marcescente che vive e sopravvive all'acqua alta e ai secoli. Qui si trova una
donna, Lorenza, in una vacanza-fuga da Firenze per elaborare la fine di un
rapporto sentimentale. Ma il suo soggiorno le riserva degli incontri
inaspettati, che saranno importanti per
la sua vita, solo il primo è quello atteso, con l'amica che le procura
l'abitazione e le prime importanti informazioni per muoversi nella città da
residente e non da foresta.
L'incontro più sorprendente avviene con una donna del passato, tale Limpida
Sorgente, attraverso un suo libro che a Lorenza
capita fortunosamente tra le mani, mentre compie una ricerca alla Biblioteca
Marciana. Trova parole che le aprono una breccia nella mente, riportando la
condizione di sudditanza in cui vive l'autrice sul finire del Cinquecento,
proprio a Venezia. Il rapporto tra i suoi doveri e i suoi sogni e bisogni è lo
stesso che vive Lorenza quattrocento anni dopo.
Stesso sentimento di appartenenza a un genere votato alla minorità,
stesso senso del limite, «maridar o
monacar», stesso desiderio di
altro e oltre. Il pensiero corre al romanzo di Anna Banti, il suo esemplare Artemisia, in cui due donne di epoche
diverse sono in dialogo costante, in un'unità di tempo e luogo intima e
commossa, in cui il dolore di un abuso viene elaborato nell'alfabeto dell'arte. Anche in More Veneto troviamo due voci di donne
che, sebbene distanti tra loro quattro
secoli, hanno in comune il desiderio di un «umanesimo al femminile»,
contrapposto all'umanesimo genericamente inteso, parlano di come si vedono e
non come gli uomini le vedono e le vogliono, sottomesse, schive, persino
ignoranti. Esemplare la citazione del proverbio «Abbi donna di te minore se
vuoi essere signore».
Il romanzo di Martelli si
vale di una profonda indagine storica sugli usi e costumi nel Cinquecento
veneziano, operazione letteraria non semplice, eppure qui riuscita, quella di trarre personaggi e argomenti
storici fuori dagli ambienti specialistici, espressi prevalentemente nella
saggistica, e farli vivere e pulsare nella narrativa. E sotto il nome della sconosciuta Limpida Sorgente, scoperta da
Lorenza in biblioteca, non è difficile scorgere Moderata Fonte, pseudonimo di
Modesta Pozzo, autrice de Il merito delle
donne, opera che Martelli ha studiato a fondo nel suo saggio Polifonie. Anche la forma dialogata del
libro è un'altra analogia con il dialogo di Moderata Fonte, come gli stessi
contenuti, che sappiamo essere stati rivalutati solo negli anni Settanta del
Novecento, quando una nuova critica, che adottava l'ottica di genere, sorta con
il movimento femminista, riscoprì Il
merito dopo secoli di oblio.
Lorenza compie un altro
inaspettato incontro, con uno studioso americano da cui è in qualche misura
attratta e la storia potrebbe prendere una piega consueta e prevista, se
Martelli non tenesse ben salda la barra sulla libertà di pensiero nella scelta
che fa compiere alla sua protagonista.
Infine Lorenza incontra, per
così dire, un quadro di Giorgione, Ritratto di vecchia (Col Tempo), in una
sala delle Gallerie dell'Accademia e rimane singolarmente colpita dallo sguardo
della donna dipinta, i cui occhi sembrano seguirla. "I radi capelli grigi,
lo sguardo penetrante nel volto rugoso, le labbra dischiuse sulla bocca
sdentata in un mormorio senza suono, la donna con la mano indicava la propria
dimessa persona, premendo sul petto un cartiglio. Vi si leggeva:« Col tempo»".
Un vero e proprio enigma anche per i critici d'arte che hanno dato al quadro le
più svariate interpretazioni, forse la madre dell'artista o l'allegoria della
bellezza femminile che svanisce, mentre Lorenza conclude che l'unico messaggio
vero sia quello che comunica allo spettatore, quindi diverso per ognuno.
More
Veneto è un romanzo storico? Inutile etichettare, i generi
letterari si rivelano sovente troppo ristretti per incasellare un testo. Come il
recente La città interiore, di Mauro
Covacich, anche il romanzo di Daria Martelli attraversa i generi e presenta
delle vere e proprie finestre di
approfondimento su lingua/dialetto, toponomastica, architettura, con citazioni
frequenti e illuminanti. Ne risulta una scrittura densa di informazioni e
tuttavia lieve alla lettura perché coinvolgente. In particolare, questo romanzo
parla una lingua senza tempo, quella delle donne che cercano il loro posto nel
mondo, fuori da un destino preconfezionato, libere di esprimere i loro talenti.
More Veneto,
Daria Martelli, Cleup, 2017.
Polifonie. Le donne a
Venezia nell'età di Moderata Fonte (seconda metà del secolo XVI),
Daria Martelli, Cleup, 2011.
Artemisia,
Anna Banti, 1947 (ne ho già scritto in Sulle tracce di Artemisia, 24/07/2017).
La città interiore,
Mauro Covacich, La nave di Teseo, 2017. (ne ho già scritto in La città interiore, 13/09/2017).
Daria
Martelli vive a Padova, è stata assistente universitaria presso
L'Università patavina e poi docente di lettere alle scuole superiori. È autrice
di narrativa, teatro, saggistica e di testi culturali per trasmissioni Rai.
Per la bibliografia completa
si rimanda al sito dell'autrice
www.dariamartelli.it
Su questo blog sono già
apparsi altri post sull'autrice e sui suoi libri:
Donne perdute, 3/06/2016
Scrittrice o Scrittore? 4/01/2016
Daria Martelli, intervista 13/03/2014
8 marzo 5/03/2014
pubblicato su
Donne perdute, 3/06/2016
Scrittrice o Scrittore? 4/01/2016
Daria Martelli, intervista 13/03/2014
8 marzo 5/03/2014
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