Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

domenica 18 marzo 2018

Poesia, le parole per dirlo


Così, senza maiuscole e segni d'interpunzione, talvolta in corsivo, le parole di Fernanda Ferraresso sono adagiate sulle pagine. Per chi, come me,  non frequenta abitualmente  i territori della poesia risulta difficile commentare, si può solo fare proprie le sue parole, riconoscendo i nostri pensieri nei suoi versi.

Tutte le volte che sento i politici parlare di immigrati, clandestini, stranieri e tutti gli altri appellativi usati per identificare le persone che cercano un posto nel mondo per vivere, penso a Maremarmo
...
milioni di persone volano
dovunque in aria volano
senza lasciare un segno
corpi e macerie in una sola amalgama di orrore
poi a terra piombano le strade la voce e la gente
si stringe intorno a quella oscura eclissi china
intorno ai moncherini di una vita che non riconoscono
(pag.22)

In Migratorie non sono le vie degli uccelli un dialogo di amore e disamore.
La neve delle parole
sulla fitta notte
slitta le nostre vite.
Ho nascosto il turbine nelle mie vene per
restare a guardarti.
(pag. 17)
Io non so come
guardandomi mi vedi allo specchio
mentre mi lavo dai pensieri della tua notte.
Io non so quando sei arrivata
stendendo i tuoi se(g)ni tra le mie guance e là
bocca ti fai del muto tuo venire me in me.
Io non so
non ti so proprio e sono te in me.
A mia madre - 1985
(pag.74)

Quasi pittogrammi i versi di Un vaporetto a fiati per bambini a colori, la stessa freschezza dei dialoghi "bambini", la stessa lucida analisi della realtà, le stesse profonde domande a cui non basta una vita per rispondere.
a scuola ci andavo e ci vado volentieri
perché era ed è una strada che è porta all'infinito
e lungo la strada qualcuno mi chiama
sono le storie di altri passati prima e dentro di me
che hanno lasciato qualche segno dell'ignoto
luogo della sfinge e del mito
degli eroi che volevano conquistare
un vello d'oro
e io disegno con i colori del mio arco
il rosso il viola il verde l'azzurro l'arancio il giallo
un baleno dove il nero li tengo per scorta
quando nascondo a tutti la tristezza di un altro mondo
quello dove abito quello in cui spesso mi vergogno
(pag. 54)
anche le parole
litigano come i grandi?
a volte quando li sento urlare tra loro
trovo che i grandi dimenticano
le sillabe elementari con cui ricordare
che nessuno è meno o più dell'altro
che nessuno ha un potere diverso
non c'è nessuno che non abbia un talento
e mi pare proprio assolutamente
ingiusto
che qualcuno si senta
in giusto
quando pronuncia la sua rabbia a un altro
io lo sento
sento che sono solo
più solo sto con la testa in giù
e non vedo nessun altro
(pag. 53)
ma a cosa servono 
le leggi 
se quando le leggi non capisci la sostanza?
quando gioco con i miei compagni
noi le diciamo insieme e a voce alta le regole
e non capita
non capita mai che qualcuno le dimentichi
sono regole precise
si sa chi sta dentro e chi sta fuori
non si bara e non si discute il gioco è gioco
ed è uguale per tutti
perché la vita sembra
solo ai grandi tanto diversa?
per viverla se guardi bene
hanno imparato i nostri stessi giochi e basta
(pag. 50)

Atmosfere nebbiose e uggiose di Rovigo di In pochi attimi di vento. Riporto dalla nota dell'autrice: "Avrei voluto avere una piuma, per scrivere tutto il cielo che in terra si versa, questo invaso d'acqua e neve, nuvole. Per non dire del vento, di cui mi sento solo un piccolo soffio nel mantice che spilla per tutti energia, riducendo la sua scala alla nostra, terrestre, umana, rendendo possibile ogni vita".
vengo da ieri
da un'impronta di passato
da nidi di paglia dove l'amore è fatto presente
vengo da ruderi da case lontane
da chiese di roccia fatte d'altura
vengo da pale di montagna
dipinte dai pittori sopra gli altari
vengo da borghi di pioppi e carpini neri
da gomitoli di erbe e giacinti
d'acqua vengo da specchi lisciati alla luce del sole
da argini e fossati vengo da genti senza altra pace
che un silenzio profondo attinto dal pozzo
(pag. 18)
sto come un albero
su una collina di nebbia
il sole sulla spalla
e una coperta di terra
nelle narici il vento mi racconta
il viaggio del mare del sale
l'andirivieni delle anatre di passo
il misfatto del passaggio
il mio tempo sciolto in corpo
come una credenza
dove deposita ancora
i suoi frutti
maggio
(pag. 72)

Incanto e disincanto in Voci oltre e altre cose storte.
la campagna -
è un tema da poeti
nessuna verità si radica lì sotto -
la terra è un lotto avvelenato
dove i semi durano un anno soltanto
e non hanno futuro
nessun incantamento tra i filari dei semplici
gelsi dove i baco faceva le sue trame di seta
...
(pag. 55)
dimmelo
dimmelo un milione di volte
perché aspetto
da un miliardo di anni
e dimmelo adagio
che io possa sentire tutti
tutti i paesi dentro le tue parole
come rane che si svegliano
e si sollevi da ognuna nel buio
una fitta luce che annodi le voci per farne canzoni
amanti non croci vestite da secoli di sangue
...
(pag.57)
costruire parole senza accorgersi
che dentro e intorno esplodono
non sono muri o case le parole
e serve acqua a fiumi per irrigarle e oceani di ascolto
per rovesciarne tutte le erbe nel campo
...
(pag.53)

Fernanda Ferraresso vive, scrive e insegna  a Padova, è curatrice e responsabile del sito Cartesensibili e ha pubblicato diverse raccolte di poesie, quelle sopra trascritte sono tratte dai seguenti volumi:
Maremarmo, Fernanda Ferraresso, Lieto Colle, 2014.
Migratorie non sono le vie degli uccelli, Fernanda Ferraresso, Il Ponte del Sale, 2009.
Un vaporetto a fiati per bambini a colori, Fernanda Ferraresso, Terra d'ulivi edizioni, 2017.
In pochi attimi di vento, Fernanda Ferraresso e Cristina Finotto, Terra d'ulivi edizioni, 2016.
Voci oltre e altre cose storte, Fernanda Ferraresso, Terra d'ulivi edizioni, 2015.






3 commenti:

  1. Ringrazio Laura per questa presentazione che è un invito alla lettura e a fare proprio quanto ogni testo porta con sé come un sacco o una gerla da carico o semplicemente un'ombra che in ciascuno trova una forma propria, personale, precisa.
    Fernanda Ferraresso

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