Si tiene ogni anno a Mentone, tra febbraio e marzo, in un tripudio di colori e profumi.
Vi prendeva parte, con la sua famiglia, anche Longo, il protagonista del romanzo di Marco Braico, prima che la leucemia glielo impedisse e, durante il calvario della cura, diventa un importante obiettivo da raggiungere, quasi il simbolo della vita riconquistata nella pienezza delle sue emozioni.
Chi ha percorso o disceso la scala di questa malattia, come di altre, conosce la sensazione di smarrimento che accompagna gli stadi dell'illusione e della disillusione, ma anche della speranza. Perché sempre, vitale, affiora il sospetto che non possa capitare proprio a noi e si troverà infine un modo per guarire.
Il racconto di Braico è un inno alla vita e alle persone che vi si dedicano combattendo la malasorte e la mancanza di risorse economiche per la ricerca, studiando e sperimentando nuove terapie, senza smarrire la forza di una battuta per ridimensionare la tristezza.
L'autore ha vissuto in prima persona l'esperienza della leucemia e, come il protagonista, è professore di matematica e fisica in un liceo. Molte sono le digressioni e i salti temporali nel suo racconto: le aule scolastiche, microcosmo di relazioni; le leggi matematiche, affascinanti e utili anche per decodificare i diagrammi di efficacia delle cure; il terreno della tifoseria sportiva e i candidi letti ospedalieri, dove la vita continua per alcuni, tra tentativi terapeutici e trapianti di midollo osseo, e si arresta per altri.
Pagine che sempre si nutrono di compassione e forza insieme e sembrano dedicate sia a chi non ha avuto la possibilità di superare la leucemia, come ai fortunati del tutto estranei al problema e a quanti ne sono usciti vincitori.
Perché "noi siamo come il cielo. Ci consoliamo con rabbia e lacrime quando l'elettricità dentro di noi diventa troppa".
La festa dei limoni. Il profumo della gioia di vivere, Marco Braico, Effatà Editrice, 2011.
Il ricavato della vendita del libro sarà interamente devoluto al Reparto di Ematologia 2 dell'Ospedale Le Molinette di Torino, per "affrontare in modo più leggero la malattia".
L'autore assicura che a lui resteranno solo "vanità e gioia".
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