Roberto Saviano rintraccia le storie (inimmaginabili) della coca: come nasce, si trasforma e diffonde, pervasiva e distruttiva, nutrita di lacrime e sangue. Cita nomi e cognomi dei narcos e degli altri attori sulla scena, disegna la mappa dei cartelli vecchi e nuovi che la organizzano, distingue meticolosamente le tipologie di pusher. Afferma che "la mappa del mondo si costruisce sul carburante, quello dei motori e quello dei corpi. Il carburante dei motori è il petrolio, il carburante del corpo è la coca".
La coca è un business globale, muove enormi quantità di denaro, è una nuvola immensa di polvere che si sposta tra i continenti e può arrivare a destinazione in container, sottomarini, barche, valigie, ma anche in quadri, tronchi di legno pregiato, squali surgelati, cuori di palma, falsi ananas, protesi per il seno; oppure disciolta e spalmata su tappeti: basterà lavarli e far evaporare il liquido per ottenere il soluto. Possono trasportarla anche i cani e, per recuperarla, vengono squartati e le loro carcasse abbandonate a cielo aperto.
E poi ci sono i muli, cioé persone che la ingoiano sotto forma di ovulo; ogni ovulo contiene dai cinque ai dieci grammi di coca. I muli ingoiano trenta o quaranta ovuli, ma qualcuno arriva a centoventi. C'è un impressionante record riguardo un uomo, fermato nel 2009 nell'aeroporto di Amsterdam-Schiphal, che portava dentro di sé duecentodiciotto ovuli. Se anche un solo ovulo si rompesse all'interno del corpo, l'individuo morirebbe per overdose tra atroci sofferenze.
La coca si accompagna alla ferocia, lasciando una scia di morte, corpi torturati, mozzati da motoseghe, disciolti nell'acido, spariti nel nulla.
La coca sposa le banche, impeccabili lavatrici dei suoi proventi che trasformano in denaro investibile in beni che consumiamo tutti:
La coca è ovunque, anche laddove non esistono ospedali, acqua corrente e istruzione, la coca non manca. Secondo fonti ONU, nel 2009, il consumo in Africa è stato di ventuno tonnellate, quattordici in Asia, due in Oceania e più di centouno in tutta l'America latina e Caraibi.
Saviano racconta, racconta, iterativo per una sua speciale, malinconica poetica. Il suo punto di vista non è distaccato, ne consegue una narrazione sui generis: si basa su documenti, interviste, atti giudiziari, fonti sicure ma non è giornalistica, si apparenta piuttosto al romanzo.
"Scrivere di coca è come farne uso" dichiara, si diventa addicted, ma lui ha scelto di "starci dentro", anche se il dolore dei nomi che allungano gli elenchi "non passa mai".
Talvolta la lettura si inceppa perchè il contenuto è troppo difficile da
accettare come dato di realtà, come se tutti "gli insegnamenti volti
alla bellezza e alla giustizia" dimostrassero un'assoluta impotenza di fronte all'efferatezza della coca. Eppure si legge questo libro per una sorta di imperativo morale e, dopo, non si può restare indifferenti.
ZeroZeroZero, Roberto Saviano, Feltrinelli, 2013.
Nessun commento:
Posta un commento