Anziani, vecchi, terza età.
Qualche indecisione sul termine da attribuire agli over sixty/seventy/eighty si avvertiva già prima che una nuova categoria linguistica si aggiungesse: i/le rottamabili. Si inferisce che qualcuno dovrebbe agire in qualità di rottamatore/trice e qualcuno potrebbe subire nella veste di rottamato/a.
A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge il nutrito gruppo dei baby boomer: quella generazione nata fra il 1945 e il 1965, adesso esodata o in area pensione o non ancora abbastanza attempata da accedervi, soprattutto con un'aspettativa di vita tale da far vacillare il già traballante welfare nazionale.
Sarebbe, almeno in Occidente, una "generazione privilegiata (...) cresciuta in un'epoca di prosperità, di aumento dei servizi pubblici e di miglioramento dell'istruzione". Una generazione che avrebbe "voluto il cielo" ed è stata segnata dalla politica - leggi sessantotto - ma ha segnato, a sua volta, tutte le istituzioni, in primo luogo la famiglia, cambiandone le regole. Ora, ormai vecchia, continua a sperimentare stili di vita alternativi. Ne parla Federico Rampini nel suo agile pamphlet e presenta interessanti paragoni
tra la situazione nel nostro paese e quella degli USA, come l'espulsione
dal lavoro di migliaia di cinquantenni per risolvere crisi aziendali.
Una marcata attenzione di genere nel libro di Loredana Lipperini. L'autrice sottolinea che la percezione devastante della parola vecchiaia sia da mettersi in relazione con il culto sfrenato della giovinezza: "la mia età non è terza a nessuno". Le stesse definizioni di vecchiaia e giovinezza sono sfumate e si colgono solo nelle punte estreme di intolleranza reciproca.
Norberto Bobbio, con l'understatment che gli era proprio, nel suo De senectute, rimette in ordine le categorie temporali. "La soglia della vecchiaia, in questi ultimi anni, (attenzione, lo scriveva nel 1996!) si è spostata di circa un ventennio (...) il sessantenne è vecchio solo in senso burocratico" perché "la vecchiaia non burocratica ma fisiologica comincia quando ci si approssima agli ottanta (...) nulla però prova la novità del fenomeno meglio che il constatare la mancanza di una parola per designarlo". Così avanzano i forestierismi agés/très agés. La vecchiaia, sempre secondo Bobbio, è soprattutto "un grande e irrisolto, difficile da risolvere, problema sociale, non solo perché è aumentato il numero dei vecchi, ma anche perché è aumentato il numero degli anni che si vivono da vecchi".
"Il mondo dei vecchi, di tutti i vecchi, è in modo più o meno intenso il mondo della memoria (...) la dimensione in cui vive il vecchio è il passato". Poi, con una pennellata autobiografica, Bobbio aggiunge: " Ho la vecchiaia melanconica, intesa la malinconia come la consapevolezza del non aver raggiunto e del non più raggiungibile".
Uno sguardo sulla vecchiaia degli altri e sui sentimenti che suscita si trova ne Il diario di Jane Somers dove la giornalista cinquantenne Janna incontra per caso una vecchia strega. Scrive proprio così Doris Lessing, per aggiungere subito dopo "Una donnina minuscola, curva, con un naso che scendeva a incontrare il mento, vestiti pesanti e polverosi, neri e qualcosa di non troppo dissimile da una cuffia vittoriana in testa (...) Occhi azzurri bellicosi (...) ma c'era qualcosa di meravigliosamente dolce nel suo sguardo".
Le due donne si piacciono per qualche strano motivo e intrecciano un legame basato sulla fiducia e sulla generosità ed entrambe ricevono più di quanto donano. La più giovane adatta il suo passo a quello incerto di Mrs Maudie Fowler, in gioventù creativa modista, adesso povera e sola. Tuttavia Janna stenta a farsi coinvolgere completamente in questo rapporto, infatti mantiene una certa distanza che provoca dolore in Maudie, a cui la vita non ha regalato nulla. Nel romanzo c'è tutta la mestizia, la solitudine più o meno derisa, le manie dei vecchi e le fragilità che sono costretti ad esporre, nei loro corpi deformati dal dolore, quando vengono ospedalizzati. Corpi lontani anche dal ricordo di quel che sono stati decenni addietro. E c'è anche l'orgogliosa tenacia con cui si sottraggono allo sguardo, spesso giudicante, degli operatori sociali.
Pubblicato nel 1983 in Gran Bretagna, The diary of a good neighbour (Il diario di una buona vicina) con lo pseudonimo di Jane Somers, il libro fu ignorato dalla critica, benché Lessing fosse già un'affermata scrittrice. L'esperimento venne svelato l'anno seguente e il romanzo conobbe il meritato successo. In Italia fu pubblicato da Feltrinelli nel 1986 con la bella traduzione di Marisa Caramella.
E' un libro straordinariamente attuale, commovente e indimenticabile che ricorda quanto la vecchiaia disturbi, annoi, impegni nel lavoro di cura e costringa ad interrogarsi sul senso della vita.
Vecchi - anziani ancora decisi a vivere secondo le loro abitudini si incontrano invece nel delizioso E poi, Paulette... Simpatici e scorbutici vecchietti scoprono il piacere e l'utilità di abitare insieme, aiutandosi nella condivisione delle spese, senza disdegnare l'aiuto pratico di qualche giovane, nativo digitale, perché no? Così gli estremi dell'esistenza si incontrano e si riallaccia il filo del dialogo e "tutto ciò che avrebbe potuto essere un problema sul piano organizzativo" si rivela infine "di facile soluzione". Perché è "bello davvero poter chiacchierare con qualcuno fino alle tre del mattino, sganasciarsi dal ridere (...) o raccontarsi cose personali e persino qualche segreto". Insomma un libro per contrastare lo strisciante cinismo che si accompagna all'approccio con i vecchi, ricordando, in primis, che sono portatori di sentimenti come le persone più giovani.
Meno rosea la prospettiva che si evince da Una storia chiusa, di Clara Sereni. In un soggiorno per anziani ancora autosufficienti, ciascuno con le sue battaglie perse e vinte e i ricordi più o meno lieti, accomunati dai riti quotidiani e dagli acciacchi, trova rifugio una magistrata, nel timore di rappresaglie per certe sue indagini.
Il racconto rimane sospeso tra la volontà di dire e quella di nascondere, forse (troppo) ispirato alla scelta analoga dell'autrice di andare (davvero) a vivere in una struttura del genere. Si respira, tra le righe, un'atmosfera di irrisolto conflitto interiore.
Non è un paese per vecchie, Loredana Lipperini, Feltrinelli, 2010.
De senectute, Norberto Bobbio, Einaudi, 1996.
Il diario di Jane Somers, Doris Lessing (The Diaries of Jane Somers, traduz. di Marisa Caramella), Feltrinelli, 1986.
E poi, Paulette... , Barbara Constantine (Et puis, Paulette..., traduz. di Margherita Botto), Einaudi, 2012.
Una storia chiusa, Clara Sereni, Rizzoli, 2012.
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