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sabato 23 marzo 2019

Nessuno torna indietro




Alba De Céspedes (1911 - 1997), per molti versi ritenuta una precorritrice di stilemi narrativi che si sono poi affermati nel secondo Novecento, ebbe un enorme successo di pubblico con il suo romanzo Nessuno torna indietro (1938), poi bloccato dalla censura fascista. Racconta di alcune ragazze che vivono in un collegio romano, nel momento in cui la loro vita sta cambiando e devono operare delle scelte cruciali per prendere strade diverse. Le suore, sorveglianti e dirigenti, si avvicendano nei ruoli di potere, però senza lasciare il collegio, e rappresentano la continuità di un sistema che le ragazze desiderano rompere.  Una di loro non sarà capace di lasciarsi alle spalle il convitto, ma le altre si misurano con la vita "di fuori", ciascuna con le sue aspirazioni e, nei  loro dialoghi serali, riunite nella camera dell' una o dell'altra, riflettono dubbi e desideri, impazienti di prendere la decisione per compiere il volo  che le porterà lontano e le dividerà per sempre. Un libro moderno, ancorché pubblicato prima della guerra, forse difficile da reperire, meglio cercarlo nelle biblioteche. Lo inserirei fra le "riletture"consigliate, oppure da leggere, se non si conosce ancora,  per l' interessante e acuta indagine psicologica delle personagge.

Nessuno torna indietro, Alba De Céspedes, Arnoldo Mondadori Editore, 1938.
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Questo titolo, triste e insieme veritiero, rende bene la malinconia che mi prende quando penso o parlo di mia madre. Non è rimorso, o non è solo rimorso, è nostalgia pura di lei, del suo essere nel mondo con la forza di un'intelligenza straordinariamente generosa che la faceva stare sempre ultima nell'ordine famigliare, pur essendo il perno dei nostri affetti e  delle nostre azioni. Mi accorgo che tendo ad assomigliarle sempre più, ma solo nelle piccole cose, nei gesti minimi, mi manca invece il suo grande cuore, quello sguardo che ci seguiva sempre senza opprimerci e purtroppo non posso più dirle quanto sia stata importante per me, come figura di donna e di madre. Uno dei ricordi più belli di lei è quando la sorprendevo china a leggere i suoi romanzi e racconti, che lei chiamava "novelle". Si ritagliava uno spazio  tutto per sé nel bailamme di una famiglia numerosa. Leggeva con il libro o il giornale sulle ginocchia, in un angolo vicino alla finestra, le gambe appoggiate a uno sgabello, pronta a lasciare tutto se avessimo avuto bisogno di lei. Con il mio piglio sessantottino, caustico e tranchant, ritenevo le sue letture prive di sostanza politica, quindi inutili. Ho capito presto che leggeva le maggiori autrici del Novecento italiano, quelle cadute nel dimenticatoio decretato dal pantagruelico mercato editoriale, quelle stesse autrici che leggo e rileggo io, adesso. Nessuno torna indietro  era uno dei suoi preferiti perché amava leggere De Céspedes.
Ma nessuno torna indietro, ciao mamma, grazie sempre.

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