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venerdì 17 febbraio 2017

Felice Pozzo, intervista

Come anticipato nel post precedente, ecco l'intervista a Felice Pozzo.

Il nome di Salgari è più o meno noto a tutti, come i titoli dei suoi romanzi, ma rimane un interrogativo che amareggia: come mai, pur essendo letto e amato da tanti, fu ignorato dai critici letterari del suo tempo e poi cadde nel dimenticatoio?
Salgari era privo di titoli di studio, aveva esordito ventenne con romanzi d'appendice piuttosto discutibili e poi aveva man mano creato il genere avventuroso in Italia. La sua produzione era ondivaga. In presenza di precisi accordi editoriali scriveva libri per la gioventù, altrimenti il suo mondo letterario si collocava, genericamente, nell'ambito della letteratura popolare, ovviamente con avventure avvincenti. Erano testi che, per gli educatori, soprattutto religiosi, sfuggivano a catalogazioni, esondavano dai canoni tradizionali, sembravano mettere a repentaglio il motto "Dio, Patria, Famiglia". Non c'erano forse storie appassionate, amori tra uomini e donne di etnie e religioni diverse? C'era un vago erotismo che si affratellava con un forte esotismo e mancava del tutto l'intervento della divina provvidenza. Ai critici letterari dispiaceva la sua prosa non ricercata, incalzante, a volte scorretta. Ai puristi appariva insopportabile l'uso reiterato di terminologia esotica. Nessuno si accorgeva che si trattava, in realtà, di elementi che creavano un clima avventuroso inedito, e perciò destinato a un enorme e trasversale successo popolare. Tale da esaltare gli animi... e anche questa circostanza non gli era perdonata. Non parlerei di dimenticatoio. Dopo la sua morte, a grande richiesta, il suo genere ha avuto infinite imitazioni, ha creato un mercato preciso e con le ombre lunghe, per così dire. E' diventato un fenomeno di costume presente molto a lungo.
Quali furono i suoi riferimenti letterari, da quali autori o autrici fu influenzata la sua scrittura?
Poiché non ha creato un genere dal nulla, è stato piuttosto agevole individuare i suoi maestri, d'altronde citati. Tralasciando le sue consultazioni, che riguardano un'oceanica letteratura di viaggi ed esplorazioni, suoi principali maestri sono i francesi: Jules Verne, Alexandre Dumas, Gustave Aimard, Louis Boussenard. Ma anche molti autori americani o inglesi, già noti in Italia ai suoi tempi, hanno avuto un ruolo rilevante: Edgar Allan Poe, James Fenimore Cooper, Daniel Defoe. E non va dimenticato Shakespeare, presente nella sua opera più di quanto si immagini.
In una conferenza, a Padova, nella sede del GRIBS (Gruppo di Ricerca sulle Biblioteche Scolastiche), l'ho sentita enunciare la teoria dell'identificazione risorgimentale dei personaggi salgariani, può spiegare di che cosa si tratta?
La teoria, se si volesse rintracciare una fonte, per quanto fosse già da tempo abbozzata, compare in un libro di Omar Calabrese, Garibaldi tra Ivanhoe e Sandokan (Electa, 1982). Nel testo sono evidenziate tutte le coincidenze narrative, descrittive e persino figurative che consentono di accostare Garibaldi a Sandokan e di andare oltre negli accostamenti. Aggiungiamo il tema della lotta contro gli invasori, il clima eroico e patriottico. Non si tratta dunque del trasporto convinto e consapevole di un'epopea storica in un'epopea fantastica, ma di una similitudine che si nutre di innumerevoli suggestioni. D'altronde non mancano altre "prove": l'incontro tra Sandokan e Yanez, ad esempio, arriva dritto da Le memorie di Garibaldi, di Alexandre Dumas (Mémoires de Garibaldi, Mursia, 2002).
Lei ha scritto in Tra Sandokan e Salgari. Yanez de Gomera il bohémien dei mari malesi del personaggio di Yanez come alter ego di Salgari. Quali elementi e circostanze lo fanno ragionevolmente supporre?
Lo studio delle carte salgariane note consente di stabilire che, sin da ragazzo, Salgari abbozzò tentativi di scrittura in cui l'io narrante diventava prigioniero e poi compagno di Sandokan. Si è visto che quell'alter ego di fantasia è poi diventato Yanez. Il personaggio, presente nell'opera di Salgari sino alla sua morte, assume man mano connotazioni autobiografiche, per così dire, dal tabagismo allo spirito bohémien caratteristico dell'autore e, via via, con vicende che trovano riscontro, tra le righe, nella biografia salgariana. Non bisogna poi dimenticare la testimonianza della moglie dello scrittore, Ida Peruzzi: "Yanez è mio marito".
Stabilito che Salgari abbia una sua specificità letteraria e meriti una considerazione maggiore, ritiene che la sua opera sia ancora leggibile ai giorni nostri? E, nel caso, quale suo romanzo sarebbe imperdibile?
Oggi Salgari, soprattutto presso i giovani, non può più sostenere il ruolo conquistato ai suoi tempi. Non porta più nelle case un globo terracqueo inesplorato, immenso. Il romanticismo, il melodramma, le suggestioni degli amori tra uomini e donne di etnie diverse e molte altre tematiche che un tempo colmavano istanze nascoste, curiosità irrisolte, sentimenti popolari e altro ancora, non hanno più carisma. Restano veicolati, per menzionarne alcuni,  i messaggi relativi all'onore, alla lealtà, al senso di giustizia e di libertà. Questi dovrebbero non morire mai. E resta quel senso dell'avventura che ancora riesce a toccare alte vette, così che serve da ispirazione ad autori nuovi e ottiene continue riscoperte all'estero, ben oltre i confini europei, spesso con iniziative culturali di grande rilievo. Tra i suoi capolavori non andrebbero "persi" Il Corsaro Nero, I Pirati della Malesia e I Misteri della Jungla Nera. 

Felice Pozzo conduce da anni studi sull'opera e la vita di Emilio Salgari, è stato relatore in importanti convegni sul tema e ha pubblicato diversi libri sull'argomento, qui una selezione di titoli:
Emilio Salgari e dintorni, Felice Pozzo, Liguori, 2000.
Il fachiro di Atlantide. Percorsi dell'immaginario tra avventure e misteri, Felice Pozzo, Edizioni Il Foglio, 2013.
Il Corsaro Nero. Nel mondo di Emilio Salgari, Felice Pozzo, Pino Boero, Walter Fochesato, FrancoAngeli, 2011.
Tra Sandokan e Salgari. Yanez de Gomera il bohémien dei mari malesi, Felice Pozzo, Bibliografia e Informazione, 2016.


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