Per ammissione dell’autrice,
questo non è un saggio «perché in qualcosa il discorso sarebbe
senz’altro più disciplinato e il tono decisamente meno spassoso». Insomma, Chiara Turozzi, in Femminile
Esorbitante, sembra divertirsi a narrare il lavoro di ricerca, studio
e fatica di secoli di scrittura femminile. Non è una carrellata di
protagoniste, aggiunge l’autrice, ma certo risulta un invitante catalogo di soggetti pensanti attivi nel comporre un ordine nuovo, da e per le
donne.
A partire da Trotula de
Ruggiero, medica della Scuola di Salerno che, nel 1050, scriveva il primo
trattato di ginecologia e ostetricia, occupandosi anche del problema dell’infertilità
e indicandone audacemente, persino, la responsabilità
maschile.
Le voci delle
donne attraversano i tempi, gli ambiti, si infrangono contro le categorie
consolidate e i baluardi della Chiesa, oppure la scelgono, perché anche
misurarsi con Dio può inaugurare un’insolita libertà o, almeno, far saltare il
controllo dell’uomo sulla propria vita e aprire allo studio.
Nel Settecento francese,
alcune donne dell’aristocrazia inventarono un modo nuovo e salottiero per stare
insieme parlando di letteratura e politica. Erano le Précieuse,
le Preziose. Ma arrivarono gli illuministi, con l’idea di una sola e unica
ragione e fecero finire il divertimento.
E la Rivoluzione Francese,
a dispetto dell’universalità dei diritti di cui si faceva portavoce, soffocò la
libertà delle donne, infatti Olimpe de Gouges fu ghigliottinata anche per la sua coraggiosa Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (Declaration des droits de la femme et de la citoyenne, 1791).
Ma le donne sono
inarrestabili, afferma Turozzi, penna in una mano e mestola nell’altra,
scrivono e scrivono e pensano, pensano. Declinano ragione e sentimento, come ci
insegna Jane Austen (1775 - 1817), e magari si rifugiano sotto pseudonimo, come Mary Anne Evans (1819 - 1880),
che pubblica al maschile, col nome di George Eliot, e ci regala ritratti in bilico tra
desideri grandiosi e quotidianità mediocre. Le donne scrivono, indignate e curiose del
mondo, sempre, come Charlotte Brontë (1816 - 1855), e impegnate, come Doris Lessing (1919 - 2013) a scoprire una nuova libertà per le donne, né emancipate, né asservite.
Perché donne non si
nasce, si diventa, ce l’ha insegnato Simone de Beauvoir (1908 - 1986) che, ne Il Secondo Sesso (Le deuxième sexe, 1949) chiarisce con fermezza: «è l’insieme della storia e della
civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che
chiamiamo donna».
Nel testo di Turozzi (che
non è un saggio, secondo lei!), ampi stralci antologici illustrano e danno ragione del
percorso che vuole mostrare. Risulta piacevole perdersi nella scelta dei
brani e accogliere lo stimolo a ripescare titoli di culto e autrici come Simone
Weil (1909 -1943), Hannah Arendt (1906 - 1975), Betty Friedan (1921 - 2006), per rituffarsi nei concetti di nascita, relazione,
differenza, mistica della femminilità. E poi riscoprire il Manifesto di Rivolta Femminile, del
1960, di Carla Lonzi (1931 - 1982), che promosse nel nostro Paese, mutuandola dagli Stati Uniti, la pratica
dell’autocoscienza. È il caso di dirlo, che belli quegli
anni, con la nascita di collettivi femministi a Roma, Milano e
ovunque; si parlava di oscuramento del soggetto maschile e si faceva strada il
concetto di differenza, imprescindibile condizione dell’identità umana.
Letterate e filosofe affollano le pagine di Femminile Esorbitante, Julia Kristeva (1941), Virginia Woolf (1882 - 1941), Sylvia Plath (1932 - 1963), e molte altre, impossibile ricordarle tutte senza scadere nell'elencazione che sminuirebbe la loro misura e il posto che si sono conquistate nella costruzione della consapevolezza delle donne. Questo testo ricorda, annota, chiosa con apparente leggerezza il loro dibattito fecondo di prospettive e poi culla un sogno: la scrittura come canto e consolazione, monumento all’urlo del silenzio.
Femmibile esorbitante, Chiara Turozzi, L'Iguana Editrice, 2012.
Letterate e filosofe affollano le pagine di Femminile Esorbitante, Julia Kristeva (1941), Virginia Woolf (1882 - 1941), Sylvia Plath (1932 - 1963), e molte altre, impossibile ricordarle tutte senza scadere nell'elencazione che sminuirebbe la loro misura e il posto che si sono conquistate nella costruzione della consapevolezza delle donne. Questo testo ricorda, annota, chiosa con apparente leggerezza il loro dibattito fecondo di prospettive e poi culla un sogno: la scrittura come canto e consolazione, monumento all’urlo del silenzio.
Femmibile esorbitante, Chiara Turozzi, L'Iguana Editrice, 2012.
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