Per uscire dal brusio che sempre accompagna la data dell'8 marzo (inutile festeggiarla; no, doveroso; appuntamento irrinunciabile; scadenza obsoleta e superata dai fatti; occasione per riflettere; emblema di una contrapposizione tra i sessi che non ha più senso evocare; e così via...), preferisco proporre letture che rimandino a donne esemplari per lucidità di analisi e azione.
Un affresco poco rassicurante della vita a Venezia nel Cinquecento, quando "legge, religione e tradizione" congiuravano contro le donne, è quanto emerge in Polifonie. Le donne a Venezia nell'età di Moderata Fonte (seconda metà del secolo XVI), rilettura critica di Daria Martelli de Il Merito delle Donne, di Moderata Fonte.
La prosa brillante di Daria Martelli, ricorda quella della britannica Antonia Fraser e riesce a rendere narrativo un trattato di oltre 650 pagine che, pur essendo leggibile come un romanzo, si attiene strettamente alle fonti e non trascura i dettagli della ricerca più scrupolosa, accompagnandosi ad un corposo apparato di note, bibliografia e immagini.
Eppure si legge tutto d'un fiato, facendo sperare, ad ogni nuovo capitolo, in un risvolto positivo, uno spiraglio di giustizia, un precetto della Chiesa in difesa delle donne o, magari, una figura maschile più sensibile ai loro diritti.
Modesta Pozzo nasce a Venezia nel 1555 in una ricca famiglia, rimasta orfana viene posta in convento, quando aveva appena un anno; grazie alle monache, può giovarsi del beneficio di un'istruzione, contrariamente all'uso del tempo che la riservava ai soli maschi. Passa quindi alla casa di uno zio acquisito, Nicolò Dogliani, che le permette di coltivare la speculazione intellettuale e con cui instaura un sodalizio culturale, insolito per i tempi, di appoggio per la realizzazione del suo progetto di scrittura. Modesta va poi in sposa a Filippo Zorzi, avvocato, che sembra tollerare l'attività di scrittrice e poetessa della moglie, se non in contrasto o a detrimento del governo della casa. Modesta sceglie uno pseudonimo, com'era consuetudine, ispirandosi al suo vero nome e alle virtù di saggezza e temperanza, attribuzioni solitamente maschili, diventando Moderata e mutando in Fonte il suo cognome, per alludere alla nascita di un nuovo sapere femminile, una sorta di Nuovo Umanesimo.
Il Merito, la sua opera più conosciuta, è prosa in forma di dialogo e rispetta i canoni stilistici letterari cinquecenteschi; in esso sette donne discorrono, in forma ludica, della loro vita e dei loro problemi, in un "gioco delle parti" in cui si alternano argomenti a favore e polemiche ai costumi di vita e alle costrizioni, con un'attenzione, fa notare Daria Martelli , che "sembra anticipare l'odierna indagine sociologica".
Moderata (Modesta) muore a soli trentasette anni, stremata dall'ennesimo parto, il suo Merito viene pubblicato postumo e poi dimenticato nei secoli successivi, o ricordato, fra Ottocento e Novecento, in termini riduttivi. Infine viene riscoperto negli anni Settanta del Novecento, come testo proto-femminista, grazie alla crescente consapevolezza delle donne e alla loro ricerca del pensiero femminile nel passato, nonostante l'imperante patriarcato che lo silenziava.
A Venezia, nel Cinquecento, le donne erano segregate nella casa paterna, per custodirne l'onestà, intesa sotto il profilo del costume sessuale, per il buon nome della famiglia; poi monacate per forza o sposate a uomini molto più grandi di loro, passavano dall'oppressione del padre a quella del marito. Questi non esitava a sperperarne la dote, o disporne a suo piacimento e, sovente, tradiva impunemente la consorte, costringendola anche ad accogliere in casa ed allevare i figli avuti con prostitute o altre donne.
Tale destino era riservato alle patrizie e alle cittadine, i ceti sociali superiori, mentre le popolane godevano una qualche maggiore libertà, ma a tutte erano precluse l'istruzione e la vita professionale, riservate ai soli uomini.
Al riparo delle mura domestiche, reclusione, soprusi, non di rado percosse, soggezione psicologica, gravidanze ripetute, per necessità di successione patrimoniale e l'alto tasso di mortalità infantile, tutto sotto l'occhio vigile della Chiesa, che non condannava e della doppia morale, imposta dalla tradizione, secondo cui quel che valeva per l'uomo non valeva per la donna.
In Polifonie Daria Martelli assembla un coro di non-scelte femminili: ogni voce, un'esperienza, una resistenza, un segno di quanto era possibile e impossibile all'ombra del mito di Venezia, città universalmente conosciuta come cosmopolita, della concordia e della dolcezza del vivere.
Polifonie. Le donne a Venezia nell'età di Moderata Fonte (seconda metà del secolo XVI), Daria Martelli, Cleup, Padova, 2011.
(l'immagine di Moderata Fonte è tratta dal volume, pag. 554)
(segue intervista a Daria Martelli)
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