Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

lunedì 28 gennaio 2013

giornata della memoria 2013

Era ieri, il 27 gennaio, ma le esternazioni di un personaggio politico sulle leggi razziali sollecitano una sottolineatura dell'argomento.

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace 
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Primo Levi nel suo Se questo è un uomo, che non ha bisogno di essere commentato, né suggerito, semmai prescritto, a chi, per ragioni varie, non si sia ancora imbattutto in questo imprescindibile testo fondante.

Come del resto Il diario di Anne Frank, con tutto il suo portato di speranze e illusioni adolescenziali affidato ad un'amica immaginaria "perché la carta è più paziente degli uomini" e perché Anne era nascosta/segregata in una soffitta con la sua famiglia, senza possibilità di frequentare i suoi coetanei.
"Cara Kitty" scrive, indirizzando a lei le sue riflessioni "perché la gioventù, in fondo, è più solitaria della vecchiaia [...] gli anziani hanno un'opinione su tutto [...] a noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è [...] distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia, di Dio".
I sogni di Anne si infrangono a Bergen-Belsen.

 
Anche Gyurka ha tanti sogni e tutti i turbamenti di un quindicenne, ma le circostanze lo portano a sottostare ad uno di quegli "inviti al lavoro", la subdola cooptazione che precedette i rastrellamenti di massa. L'universo concentrazionario ci appare dai suoi occhi increduli, smarriti, incapaci di accettare il Male perché privo di senso.
In Essere senza destino, Imre Kertész traspone la sua esperienza di deportato ad Auschwitz, consegnandoci  il ritratto di una giovinezza che ignora i segnali premonitori dell'orrore, che legge la positività dove è impossibile scorgerla e non si arrende.


Pericolo percepito in tempo reale nelle immagini di Vincent Bailly e Kris, Un sacchetto di biglie, liberamente ispirato al romanzo di Joseph Joffo, già uscito nel 1973. Una tranquilla famiglia ebrea è decisa a sfuggire ai tedeschi e, mentre i  due ragazzi più piccoli, Joseph e Maurice, giocano ancora a biglie, i genitori pianificano la fuga da Parigi, verso il Sud della Francia. C'è una determinazione e una chiarezza di analisi sui persecutori che manca totalmente a Gyurca, ingenuo e desideroso di uniformarsi alla legge.
Più scapestrati i fratelli Joffo, fantasiosi "birbanti" che raccontano frottole con faccia di latta e sostengono, impudenti, "non sono ebreo" per salvarsi.
Attraverso le strade e la campagna  francese, si svolge l'avventura che segna il passaggio all'età adulta dei due ragazzi. "Non ho neanche pianto. Un anno fa non avrei resistito al pensiero di papà arrestato. Sono cresciuto, indurito, cambiato [...] Il cuore si è abituato ai pericoli [...] forse non sono più capace di provare un dolore profondo [...] Forse in fondo è che non ci tengo più alla vita [...] I nazisti non mi hanno ancora preso la vita, ma mi rubano l'infanzia".
Per leggere questa graphic novel ci vuole cuore e magari una lente, per apprezzarne i dettagli.

Al politico di cui sopra che dire?
Ancora le parole di Primo Levi :" [...] Meditate che questo è stato  [...]

Un sacchetto di biglie, Vincent Bailly e Kris (Un sac de billes, traduz. di Giovanni Zucca), Rizzoli Lizard, 2013.
Essere senza destino, Imre Kertész ( Roman Eines Schicksallosen, traduz. di Barbara Griffini), Feltrinelli, 1999.
Il diario di Anne Frank (traduz. Laura Pignatti), Einaudi, 2009.
Se questo è un uomo, Primo Levi, Einaudi, 1958.


 



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